Adnkronos ed Expleo hanno fatto il punto sul mercato dei Big Data analizzando le statistiche fornite da diverse fonti (Adnkronos) -

La crescita dei Big Data

Tra le caratteristiche dei Big Data, la più importante è quella del volume. Negli ultimi anni il volume di traffico dati nei Data Center è cresciuto in maniera esponenziale di pari passo all'aumento degli utenti che utilizzano device e scambiano dati. Nel 2020 la quantità di dati creati e replicati ha raggiunto un nuovo massimo, ovvero 64,2 ZB, zettabyte. Per fare un esempio, un zettabyte corrisponde alla capacità di archiviazione in termini di durata di un video HD pari a oltre 36 mila anni. Secondo la fonte Statista questo dato nel 2025 raggiungerà 181 ZB, quasi triplicando il valore attuale. Quanto si guadagna dai Big Data?

Il mercato Big Data and Analytics Software (BDA) ha registrato un considerevole e costante sviluppo specie a partire dal 2011, con la sola eccezione del 2015. Il dato più recente indica come nel 2019 il fatturato mondiale del BDA ha raggiunto 67 miliardi di dollari, più che raddopiando il dato del 2011 che si attestava a 32,14 miliardi di dollari. Il mercato dei Big Data può essere suddiviso in tre categorie: applicazioni di analisi e gestione delle prestazioni che riuniscono dati provenienti da più origini e forniscono un set di dati completo; piattaforme di integrazione e gestione dei dati analitici che hanno l'obiettivo di conservare, manipolare e gestire i dati; strumenti e piattaforme di analisi di business intelligence che permettono di estrarre conoscenza e informazioni da grossi quantitativi di dati. Dati via smartphone in costante crescita

Ogni giorno attraverso i nostri smartphone viaggia una mole impressionante di dati che sono in costante crescita negli ultimi anni. In particolare, dal 2014 al 2019 il traffico dati mensile via smartphone è cresciuto di sette volte, passando da 1 Gb di traffico mensile nel 2014, a 7,2 Gb nel 2019 (ultimo anno di cui si ha la rilevazione dei dati reali). Una crescita comunque contenuta rispetto a ciò che si ipotizza per il prossimo futuro. Grazie all'impiego di nuove tecnologie e alla riduzione delle tariffe degli internet providers si stima per il 2026 un traffico dati pari a 33,7 Gb al mese. Quanto vale il mercato dei Data cloud?

Il data cloud è costituito da un'ampia rete di server remoti in diverse aree del mondo collegati tra loro e che operano come una singola entità. Il cloud può svolgere diverse funzioni: archiviare e gestire dati, eseguire applicazioni, distribuire contenuti, servizi e social media. Ne esistono differenti modelli: cloud pubblico, che condivide risorse e offre servizi al pubblico tramite internet, come Alibaba, Google Cloud, Amazon Web Services; cloud privato, non è condiviso e offre servizi tramite una rete privata interna; cloud ibrido, condivide servizi tra cloud pubblici e privati. Secondo gli Osservatori Digital Innovation, in Italia il mercato del cloud nel 2021 vale complessivamente 3,8 miliardi di euro, con un aumento del 16% rispetto al 2020. Secondo i dati Eurostat le imprese europee (con 10 o più dipendenti) che usufruiscono di servizi in Cloud nel 2021 sono il 41% del totale. Al primo posto Svezia e Finlandia con il 75%, seguite da Olanda e Danimarca con il 65% e poi l'Italia con il 60%. L'uso dei servizi in Cloud è, logicamente, maggiormente utilizzato da grandi aziende. I servizi cloud più richiesti

Molte aziende ogni giorno usufruiscono di diversi servizi offerti da un Cloud. Dai dati Eurostat relativi al 2021 il 79% delle aziende europee ha usufruito principalmente di servizi e-mail, il 66% per archiviazione file, il 61% per software per l'ufficio, come fogli di calcolo o elaboratore di testi. Con riferimento al nostro Paese, il 96% delle aziende italiane accede al Cloud per usufruire del servizio e-mail, il 70% per avvalersi di software sulla sicurezza, per il 58% per servizi di archiviazione file. Dalla comparazione tra i dati relativi alle aziende italiane e quelle europee di diverse dimensioni, emerge che il servizio Cloud maggiormente utilizzato è quello relativo all'email. Competenze informatiche: Italia agli ultimi posti in Europa

I più recenti dati Eurostat aggiornati al 2019 mostrano il livello delle competenze informatiche per i diversi Paesi dell'UE, sulla base di interviste a un campione di soggetti relativamente ad alcune attività informatiche svolte. Come era prevedibile l'Italia risulta piuttosto in ritardo rispetto al livello di competenze informatiche del Vecchio Continente, con un livello percentuale di 72 contro il 93 della media europea, posizionadosi tra gli ultimi 7 Paesi. Un divario ancora più ampio rispetto ai primi tre Paesi che sono Finlandia con una percentuale di 146, Regno Unito 140 e Danimarca 134. Per fare chiarezza indichiamo a quali competenze informatiche facciamo riferimento. Tra le varie voci presenti nel grafico vi sono: individui che hanno scritto codice in un linguaggio di programmazione, ovvero quei codici (tipo Java, C++, Python) che servono per creare applicazioni, sistemi operativi, video giochi; individui che hanno creato presentazioni o documenti che integrano testo, immagini, tabelle o grafici attraverso programmi come Microsoft Word o Power Point; individui che hanno cambiato le impostazioni di qualsiasi software quindi ad esempio i programmi informatici eseguibili dal computer; individui che hanno usato le funzioni avanzate dei fogli elettronici per esempi con l'uso di programmi come Microsoft Excel. Imprese italiane in ritardo nella digitalizzazione

Negli ultimi tempi si parla spesso di transizione digitale delle Pubbliche Amministrazioni e delle imprese. A che punto siamo in Italia? I dati Istati del 2021 segnalano il comportamento delle imprese italiane rispetto a 12 caratteristiche che individuano il livello di digitalizzazione. I risultati purtroppo non sono positivi. La maggior parte delle imprese prese a campione mostra un livello molto basso di digitalizzazione, specie al Sud e nelle isole (43,1% del campione), percentuale che migliora di ben poco al Centro (42,2%) e che raggiunge la performance migliore (si fa per die) con 34,7% delle aziende del Nord Ovest. Big Data e professioni del futuro

L'universo dei Big Data sta portando cambiamenti importanti anche a livello di mondo del lavoro. Dallo studio “Lavori in crescita in Italia nel 2022” condotto da Linkedin emergono nuove figure professionali legate ai Big Data, quali: Cloud architect, Ingegnere dei dati, Consulente di data management, Cyber security specialist, Data scientist Intelligenza artificiale: i settori all'avanguardia

L'Intelligenza artificiale studia teorie, metodologie e tecniche che permettono di progettare sistemi hardware e software in grado di fornire ad un elaboratore elettronico prestazioni che possono sembrare di pertinenza esclusiva dell'intelligenza umana. A che punto siamo in Italia riguardo l'utilizzo di tecnologie di intelligenza artificiale? Indicazioni interessanti si ricavano dai dati Istat del 2021 sull'uso di tecnologie di intelligenza artificiale da parte delle imprese per settore di attività. Si osserva che la maggior parte delle imprese utilizza strumenti di riconoscimento vocale, specie nel settore delle costruzioni (il 45% delle realtà con più di 10 addetti). Al secondo posto tra le tecnologie di intelligenza artificiale utilizzate dalle imprese italiane si trova il text mining, tecnica che permette di estrarre conoscenza e informazioni da un documento di testo, utilizzata principalmente dal settore dei servizi non finanziari (44% delle realtà con più di 10 addetti). Da segnalare anche l'impiego di robot in grado di automatizzare l'attività umana (Robotic Process Automation) che nelle imprese manifatturiere raggiunge il 39%.