(Adnkronos) - Come stanno cambiando la famiglie italiane

Composizione dei nuclei familiari, tasso di natalità, principali voci di spesa, matrimoni e unioni civili: i cambiamenti già in atto da diversi decenni nelle famiglie italiane hanno visto un'accelerazione specie negli ultimi 10 anni sotto diversi aspetti, non solo sociali ma anche economici, riflesso di una più generale trasformazione in atto nell'intera società. Adnkronos ed Expleo hanno scattato una fotografia delle famiglie italiane analizzando le statistiche fornite da Istat, riguardo la composizione dei nuclei familiari, ed Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione Europea, per le voci di spesa delle famiglie. Alcune delle tendenze più significative emerse dall'analisi sono: -Sempre meno coppie con figli e più genitori single; -Diminuzione dei matrimoni (-20% rispetto a 10 anni fa); -Le famiglie italiane spendono di più per la casa e le utenze. Prima di proseguire con l'analisi è opportuno fornire alcune definizioni. L'Istat definisce "famiglia" l'insieme di persone legate da vincolo di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela, o da vincoli affettivi, coabitanti o aventi dimora abituale nello stesso comune (anche se non ancora iscritte nell'anagrafe dei residenti del comune). Per "nucleo familiare" l'Istat definisce l'insieme delle persone che formano una relazione di coppia o di tipo genitore-figlio. Si intende la coppia coniugata o convivente, senza figli o con figli mai sposati ovvero un solo genitore con uno o più figli non sposati. Una famiglia può essere distinta in: -Famiglia con un solo nucleo: coppie con figli, senza figli, monogenitori; -Famiglia con due o più nuclei; -Famiglia senza nucleo: persone sole, nuclei composti ad esempio da due sorelle, da un genitore con figlio, separato, divorziato o vedovo. Famiglie sempre meno numerose

Dai mitici anni '60 del secolo scorso, periodo del boom economico e dalla rinascita del Paese a cui fu accompagnato anche un boom delle nascite, ai giorni nostri, le famiglie italiane hanno visto una considerevole diminuzione nel numero dei componenti. Si pensi che nel 1961 le famiglie con un solo componente erano una rarità (10,6% del totale), mentre nel 2020 rappresentano il 32,9% ovvero la percentuale più elevata sul totale, seguite dalle famiglie con due componenti che rappresentano il 27,7%. Inoltre, se la famiglia media italiana nel 1961 era per lo più composta da 3 persone (22,4% del totale), nel 2020 le famiglie con 3 componenti sono scese al 19%. In netta diminuzione anche le famiglie con 4, 5 o 6 componenti che nel 2020 hanno perso rispettivamente 5, oltre 8 e più di 13 punti percentuali rispetto ai dati del 1961. Meno coppie con figli, più monogenitori

Tra le diverse tipologie di famiglia individuate dall'Istat la principale è quella con un solo nucleo, ovvero coppie con figli, senza figli e monogenitori. All'interno di questa categoria possiamo notare come dal 2009 al 2020 si registrano alcune tendenze significative. Prima fra tutte un decremento del 10% delle coppie con figli. Inoltre, si nota su incremento, seppur minimo, pari all'1%, delle coppie senza figli. Il dato più significativo è però l'aumento pari al 31% delle famiglie composte da monogenitori. A proposito di questa categoria di nucleo familiare, nel 2020 l'81% dei monogenitori è donna (era l'83% nel 2009), il 19% è uomo (era il 17% nel 2009). Cresce l'esercito dei single per scelta

Dal 2009 al 2020 i dati Istat indicano che i single sono aumentati del 25% con un totale di circa 8,4 milioni di persone registrati nell'ultimo anno del periodo preso in esame. Naturalmente non sempre le persone vivono da sole per scelta: 39 su 100, ovvero più di 3 milioni di persone risultano essere celibi o nubili. Il 38% invece si è ritrovato single a causa della perdita del proprio partner. In questo caso sono nettamente di più le vedove, circa 2,5 milioni, rispetto ai 618 mila vedovi. Sempre più anziani soli

Quella degli anziani che vivono da soli è una tendenza sociale in costante crescita legata a diversi fattori, primo fra tutti l'aumento della vita media, ma anche la disgregazione della famiglia in senso tradizionale. A tale proposito fa riflettere il dato Istat relativo al 2020 che segnala come il 48% delle persone sole ha più di 65 anni. Di queste, la maggior parte sono vedove e vedovi, ma molte sono persone nubili, separate o divorziate. Da segnalare anche che dal 2009 al 2020 gli anziani che vivono soli sono aumentati del 22%. Dati che indicano come le famiglie italiane vanno sempre più verso nuclei di persone singole e con un'età in progressivo innalzamento. L'identikit della famiglia del futuro

Oltre alle rilevazioni relative agli anni passati è interessante osservare come l'Istat abbia tracciato una prospettiva sulla composizione delle famiglie nei prossimi venti anni. In particolare il numero complessivo di famiglie dovrebbe crescere, passando da 25,7 milioni attuali a 26,6 milioni previsti nel 2040. Nei prossimi due decenni saranno in aumento le coppie senza figli e contemporaneamente diminuiranno quelle con figli. Di particolare significato anche l'aumento di persone sole e di genitori soli, sia uomini che donne, rispetto ai dati del 2020. In questo secondo caso l'incremento stimato per i padri soli è del 52%, quasi impercettibile invece l'aumento delle madri single (+0,32%). Matrimonio: ci si sposa di meno e sempre più tardi

Parallelamente all'aumento del numero di famiglie composte da una sola persona, i dati Istat relativi all'ultimo decennio indicano una diminuzione complessiva dei matrimoni pari al 15%. Pur con qualche oscillazione positiva, il totale passa da oltre 217 mila matrimoni celebrati nel 2010 a poco più di 184 mila nel 2019. A livello regionale, ben 18 regioni su 20 segnano un trend negativo con un calo maggiore registrato in Sardegna (-28% di celebrazioni tra il 2010 e il 2019). In controtendenza Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige rispettivamente con +3% e +2% di matrimoni celebrati nel decennio di riferimento. Dunque, il matrimonio è sempre meno di moda, ma se proprio ci si deve sposare ciò avviene in età più matura: dopo i 38 anni per l'uomo, dopo i 34 per la donna, con un incremento dal 2010 al 2019 di 3,2 anni per l'uomo e di 3 anni per la donna. Unioni civili riconosciute dal 2016

Riconosciute in Italia con legge del 20 maggio 2016 n.76, le unioni civili sanciscono formalmente l'unione affettiva di coppia tra due persone dello stesso sesso con un vincolo diverso dal matrimonio. Quindi, a partire dal 2016 una famiglia italiana nasce a tutti gli effetti anche da un'unione civile. Dall'entrata in vigore della legge si sono registrati due picchi nel numero di unioni civili: 2.336 nel solo secondo semestre del 2016 e 4.376 nel 2017. Nei due anni successivi il totale di unioni civili è sceso a 2.808 nel 2018 e 2.297 nel 2019. Il calo costante delle nascite

Un ruolo fondamentale nel delineare la composizione delle famiglie italiane è rappresentato dal tasso di natalità che dai dati Istat risulta in calo costante nell'ultimo decennio. Si passa da 9,1 nati ogni mille abitanti registrato nel 2011 a 6,8 nati ogni mille abitanti nel 2020, con un calo complessivo in 10 anni di 2,3 nati ogni mille abitanti. Quanto si spende e cosa pesa di più sul bilancio familiare?

I dati riportati di seguito rientrano nello studio condotto da Istat "Indagine sulle spese delle famiglie", che si focalizza sui comportamenti di spesa delle famiglie italiane. Dallo studio emerge che la spesa media mensile di una famiglia italiana nel 2020 è di 2.328 euro, anche se la situazione si presenta piuttosto disomogenea con differenze anche marcate da una regione all'altra. Specie tra la prima della graduatoria, il Trentino Alto Adige, dove la spesa media mensile è pari a 2.742 euro e l'ultima, ovvero la Basilicata, dove la spesa media mensile è 1.736 euro, la differenza è di ben 1.006 euro. Questi dati testimoniano una volta di più di quanto il costo della vita cambi da regione a regione. Cosa pesa di più sul portafoglio degli italiani? I dati Istat per capitolo di spesa nel 2020 indicano al primo posto la categoria abitazione e utenze, che ha un peso maggiore soprattutto nel Lazio con 1.138 euro a famiglia, ben superiore alla media delle regioni italiane che si attesta a 893 euro. Questa voce di spesa diminuisce molto sopratutto in tre regioni: Sicilia (647 euro), Calabria (594 euro) e Basilicata (570 euro). Seconda voce di spesa per le famiglie italiane è quella relativa ai prodotti alimentari e alle bevande analcoliche con una media nazionale di 468 euro mensili a famiglia, con punte massime in Calabria (544 euro) e minime in Puglia (401 euro). Il capitolo di spesa più basso per le famiglie italiane è quello relativo all'istruzione, con una media nazionale a famiglia di 14 euro mensili. Come sono cambiate le abitudini di spesa delle famiglie?

La pandemia ha cambiato diversi aspetti della nostra vita, come ad esempio i nostri comportamenti di spesa. In questo senso i dati Istat mostrano le variazioni nelle scelte di spesa delle famiglie italiane nel 2019, ultimo anno pre-pandemia e nel 2020. In particolare le famiglie italiane hanno ridotto drasticamente le spese specie in tre settori: abbigliamento e calzature 44% in meno, cura e igiene personale 28% in meno, viaggi e vacanze 27% in meno. Le voci di spesa che invece hanno avuto un incremento dal 2019 al 2020 sono state davvero esigue: visite mediche e accertamenti +4%, cibo +2%. In quale Paese si spende di più?

I dati Eurostat indicano che le voci di spesa che incidono maggiormente sul bilancio delle famiglie europee sono due: cibo e bevande analcoliche, abitazione, acqua e gas, elettricità e altri combustibili. In particolare la prima categoria ha una maggiore incidenza in Romania (26,4% delle spese totali, contro il 16,7% dell'Italia). L'incidenza minore si registra in Lussemburgo (9,5% delle spese totali). Le spese per abitazione, acqua e gas pesano maggiormente in Slovacchia (30,7% del totale) e in modo minore in Lituania (15,5%), ricordiamo che nel nostro Paese questa voce incide per il 25,4% delle spese totali di una famiglia. Spesa per cultura e tempo libero

Per effettuare l'analisi dei comportamenti di spesa delle famiglie e di come incidono sulla nostra vita quotidiana, la Divisione Statistica delle Nazioni Unite ha individuato uno standard internazionale che classifica i consumi in 14 capitoli. Il capitolo 9 è riservato alle spese per ricreazione, spettacoli e cultura e include diverse categorie, quali Apparecchiature audiovisive e informatiche, Servizi ricreativi e culturali, Giornali e libri, Pacchetti vacanza. Secondo i dati Eurostat la percentuale di spesa delle famiglie italiane per cultura e tempo libero è scesa nell'ultimo decennio dal 7,1% del 2011 al 5,9% del 2020, anno dell'avvento della pandemia. Soffermandosi ai dati Istat del 2019 la media nazionale è di 127 euro al mese spese per cultura e tempo libero, con una punta massima di 173 euro in Trentino Alto Adige e valore più basso in Puglia, 64 euro.