(Adnkronos) - Spreco alimentare: cause e impatto sull'ambiente

931 milioni di tonnellate: è questa l'impressionate quantità di rifiuti alimentari prodotti nel mondo nel 2019 secondo le stime FAO e UNEP. Dunque, lo spreco alimentare è un fenomeno di grande portata che ha cause diverse e produce effetti importanti anche a livello ambientale. Si pensi infatti all'inquinamento prodotto dallo smaltimento di tali quantità di rifiuti alimentari. O anche all'impatto delle emissioni dei mezzi di trasporto di alimenti e di rifiuti alimentari. Adnkronos e Datafactor di Expleo indagano il fenomeno dello spreco alimentare a partire dall'analisi dei dati forniti da diverse fonti: FAO, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura che ha l'obiettivo primario di combattere la fame nel mondo. UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, autorità che promuove lo sviluppo sostenibile nel mondo. ISTAT, l'Istituto Nazionale di Statistica. To Good To Go, applicazione web nata nel 2015 con l'obiettivo di contrastare lo spreco alimentare, consentendo agli utenti di trovare e acquistare a prezzo ridotto i cibi invenduti di ristoranti, bar e negozi alimentari, che sul web riporta anche ricerche e analisi di mercato.Prima di proseguire, alcune definizioni fondamentali:· Food loss: spreco alimentare che avviene durante le fasi precedenti alla vendita, quindi durante il processo produttivo (raccolta, produzione, stoccaggio, lavorazione)· Food waste: spreco alimentare che avviene durante la fase finale che va dalla distribuzione al consumo finale di alimenti· Spreco alimentare: comprende lo spreco di cibo, bevande e relative parti non commestibili (ossa, scorze, noccioli) rimosse dalla filiera alimentare, dal settore della vendita al dettaglio, dai servizi di ristorazione e dalle famiglie. Il 17% del cibo prodotto viene sprecato

Secondo le stime UNEP-FAO relative al 2019, nel mondo sono stati generati 931 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari. Oltre la metà di questi, ovvero il 61% sono stati prodotti dalle famiglie. Il 26% dei rifiuti alimentari deriva dal settore della ristorazione e il 13% dalla vendita al dettaglio. Nel complesso si stima che il 17% del cibo prodotto nel mondo viene poi sprecato. Dati alla mano, appare evidente che lo spreco alimentare è un fenomeno globale di grande portata non solo in relazione al tema della fame del mondo, ma anche delle conseguenze che una tale quantità di rifiuti ha sull'ambiente. Nel 2021 sprecati fino a 100 kg di alimenti a persona

Il Food Waste Index rilevato da UNEP-FAO nel 2021 indica come l'Africa sia il continente dove si spreca più cibo a livello domestico: 100 kg per persona. Segue l'Asia con 86 kg. per persona all'anno, l'Oceania, 81 kg. per persona, l'Europa 75 kg. e l'America 73 kg. Secondo l'UNEP le ragioni per cui il continente africano spreca così tanto cibo sono diverse, in particolare due:· il campionamento inadeguato della popolazione più povera· il fatto che il dato comprende anche le parti non commestibili del cibo che spesso nei Paesi più poveri non sono oggetto di trasformazione e riutilizzoNel settore della ristorazione i continenti più spreconi sono Asia, America e Africa con 28 kg. di alimenti sprecati per persona all'anno. Infine, nel commercio al dettaglio il più alto livello di spreco alimentare si registra in Asia con 17 kg. per persona per anno. L'Europa in questo settore è la meno sprecona, con 13 kg. per persona per anno. Grecia più sprecona, Italia più virtuosa

A livello di Paesi EU il Food Waste Index relativo al 2021 segnala come a livello di spreco alimentare domestico la Grecia detiene il triste primato con 142 kg di alimenti buttati per persona ogni anno. Seguono Malta con 129 kg e Cipro con 95 kg. La più virtuosa è la Slovenia con “solo” 34 kg sprecati per persona. E l'Italia? In questa graduatoria non siamo messi male con 67 kg per persona per anno, infatti, siamo tra gli 8 Paesi EU che sprecano di meno. Un dato che ci pone ben al di sotto di Paesi di grandi dimensioni come Germania (75 kg per persona per anno), Spagna (77 kg) e Francia (85 kg.). Ancora meglio il nostro Paese ha fatto nel settore del commercio al dettaglio dove siamo il Paese EU più virtuoso con uno spreco alimentare contenuto in soli 4 kg. per persona per anno. In questo settore le peggiori sono Danimarca e Francia rispettivamente con 30 e 26 kg di alimenti sprecati per persona per anno. Infine, nel settore dei servizi alimentari il valore più elevato si registra in Irlanda con 56 kg per persona annui. Quanto cibo si perde nei processi produttivi?

Lo spreco alimentare non è soltanto quello relativo al consumo domestico, alla ristorazione e al commercio al dettaglio, ma anche quello che avviene nelle fasi precedenti alla vendita, come ad esempio nelle fasi di trasporto e stoccaccio degli alimenti. In questo caso si parla di Food loss. Dai dati della FAO aggiornati al 2020 rileviamo che a livello continentale l'Europa con il 7,03% risulta avere la percentuale di Food loss inferiore agli altri continenti. Il peggiore risulta essere l'Africa con il 18,55%. Gli altri continenti hanno percentuali che oscillano tra 12,3% e 13,5%. Il fatto che l'Africa risulti più sprecona, è molto probabilmente legato alla mancanza di tecnologie e infrastrutture adeguate in diversi Paesi del continente. Smaltimento rifiuti: Spagna prima per emissioni di CH4

Tra gli effetti legati allo spreco alimentare c'è quello legato all'impatto sull'ambiente. Gli alimenti scartati infatti diventano rifiuti da smaltire con tutto quello che comporta a livello di produzione di inquinanti, specie in termini di emissioni di metano (CH4). Gli ultimi dati FAO, riferiti al 2019, mostrano i livelli di emissione di metano espressi in kilotonnelate derivanti dallo smaltimento dei rifiuti alimentari solidi dei Paesi EU. Tra questi emerge la Spagna con un dato particolarmente negativo pari a 304 kilotonnellate prodotte nel 2019. Un dato nettamente superiore a tutti gli altri Paesi membri. Si pensi che il secondo Paese per emissioni di CH4 da smaltimento di rifiuti solidi è la Grecia con 94 kilotonnellate. L'Italia è al sesto posto di questa classifica con 68 kilotonnellate, a fronte di una media UE di 37 kilotonnellate. Trasporto alimenti: Francia, Italia e Germania al top per emissioni di C02

Un altro aspetto che contribuisce in termini di impatto ambientale è quello legato al trasporto degli alimenti. Tir, aerei, navi mercantili e altri mezzi di trasporto con motore a combustione adibiti al trasporto di alimenti immettono ogni anno una enorme quantità di anidride carbonica CO2 in atmosfera. Dai dati del 2019 relativi ai Paesi dell'Unione Europea, risulta che Francia, Italia e Germania sono i più inquinanti, con valori variabili ma comunque oltre 10.000 kilotonnellate di CO2, nettamente superiori alla media UE di 2.291 kilotonnellate. Frutta e verdura si buttano di più

Detto che si spreca tanto cibo in tutto il mondo e ad ogni livello sia della filiera produttiva che del consumo, quali sono le categorie di alimenti che si sperperano maggiormente? Secondo i dati del BCG, Boston Consulting Group, nel 2018 frutta e verdura sono state sprecate in percentuale pari al 46% della produzione. Praticamente poco meno della metà di quanto raccolto e/o prodotto. Segue la categoria Pesce e frutti di mare con uno spreco del 35% rispetto alla produzione. Al terzo posto i cereali con uno spreco del 29% del totale prodotto. I latticini sono la categoria di alimenti meno sprecata, solo il 17% della produzione. Iniziative per ridurre lo spreco

Tra le diverse iniziative pubbliche e private per cercare di porre un freno allo spreco alimentare, in diverse regioni italiane sono stati adottati accordi o convenzioni che riguardano sia la Grande Distribuzione Organizzata (GDO) che gli altri servizi alimentari (mercati, ristoranti, mense, negozi). In particolare tra le regioni che si sono dimostrate più attente alla questione della riduzione degli sprechi alimentari mediante accordi con la GDO, al primo posto c'è il Trentino Alto Adige dove tutti i capoluoghi di provincia hanno aderito alle misure. Al secondo posto la Lombardia con il 58,3% dei capoluoghi. Tra le regioni più virtuose per aver stipulato accordi con servizi alimentari e al dettaglio troviamo ancora una volta il Trentino Alto Adige (100% dei capoluoghi), seguito da Basilicata e Liguria, ambedue con il 50% dei capoluoghi di provincia.