Un italiano su tre preoccupato dal cambiamento climatico
Il primo report del nuovo Osservatorio Deloitte sui trend di sostenibilità e d’innovazione
(Adnkronos) - Per più di un italiano su tre (36%) il cambiamento climatico rappresenta una delle più importanti minacce da affrontare nell’immediato. È quanto emerge dalla ricerca 'Il Cittadino consapevole: Comportamenti sostenibili per guidare strategie innovative a sostegno di una rapida transizione ecologica', il primo report del nuovo Osservatorio Deloitte sui trend di sostenibilità e d’innovazione.
"La nostra convinzione è che l'innovazione possa plasmare il nostro rapporto con la sostenibilità, consentendo uno stile di vita più sano e più verde per tutti. Imprese e istituzioni sono chiamate a sostenere questo cambiamento, collaborando per riconfigurare l'attuale paradigma industriale, con la finalità di creare nuove opportunità per costruire un futuro più rispettoso di tutto e di tutti, e anche più sano, in cui le esigenze dell'umanità e dell'ambiente potranno finalmente prosperare insieme", afferma Andrea Poggi, Innovation Leader di Deloitte North and South Europe. "Alla luce dell’attuale contesto economico e ambientale, i consumatori sono sempre più portati ad adeguare i propri stili di vita e modelli di consumo ai nuovi principi dell’ecosostenibilità, avvalendosi anche di soluzioni innovative", aggiunge Franco Amelio, Sustainability Leader di Deloitte Italia.
Tra i principali timori per il futuro, il cambiamento climatico è percepito come imminente dal 36% degli intervistati, con punte del 45% tra la GenZ e del 40% tra i Baby Boomers, preoccupati di lasciare un pianeta in declino alle future generazioni. Reduci dal caldo record dell’estate 2022, quasi 7 italiani su 10 temono di essere testimoni della 'più grande crisi climatica ed ecologica della storia'. Inoltre, i cittadini concordano sulle cause alla base del riscaldamento globale, imputabili in ultima analisi alla società contemporanea e ai suoi modelli di sviluppo non sostenibili, come indicato dall’83% del campione indagato. Ma quali azioni sono davvero efficaci contro il cambiamento climatico? Oltre 2 rispondenti su 3 dichiarano di aver cambiato abitudini in un’ottica sostenibile già prima della pandemia. A questi si affianca un ulteriore 23%, principalmente giovani (38% GenZ e 28% Millennials), che sta riflettendo su come rendere più ecosostenibile il proprio stile di vita. Ma, nel concreto, cosa significa davvero 'stile di vita più sostenibile'? Riciclare, rigenerare e ridurre al minimo i rifiuti e gli sprechi sono elementi imprescindibili per oltre 7 cittadini su 10. Importanti anche 'prodotti biologici e filiere certificate, economia circolare e brand ecosostenibili', che sono principi chiave che ispirano i nuovi modelli di consumo 'green' per il 40%. E quale prezzo sono disposti a pagare i consumatori per modificare i propri modelli di consumo? La transizione verso nuove abitudini più sostenibili presenta anche alcune criticità. Il prezzo (51%) è il primo elemento critico, che ne riduce il mercato potenziale. Un altro ostacolo rilevato dai consumatori è la difficoltà di reperire prodotti o servizi 'green' (38%), seguito dalla difficoltà di trovare informazioni certificate e affidabili sulla sostenibilità (36%), per cui è richiesto un maggiore supporto da parte delle istituzioni e delle aziende.
Quali sono i fattori distintivi di un marchio e un prodotto sostenibile secondo gli italiani? Parlando dei prodotti, ci si concentra soprattutto sul tipo di materiali impiegati, che deve essere quanto più rinnovabile (36%), naturale (34%) e riciclabile (31%) possibile, ma anche alla minimizzazione dell’impatto ambientale lungo tutto la catena del valore (31%). Il tema della durabilità del bene, invece, sebbene centrale per la sostenibilità, non è considerato dai consumatori come un aspetto prioritario, specialmente tra i Baby Boomer: solo il 23% di loro, infatti, dichiara che la durabilità è tra le tre caratteristiche più rilevanti.
Consumare sostenibile porta a sentirsi meglio. Un’altra evidenza che emerge dall’Osservatorio è legata alle emozioni che l’acquisto di un prodotto o un servizio sostenibile genera. Chi pratica la sostenibilità, infatti, non solo desidera ristabilire un rapporto positivo con la natura (58%), ma vuole anche percepire maggiori benefici in termini di salute e benessere (49%) e di autostima (48%). E così la sostenibilità è ormai una discriminante di prim’ordine soprattutto per i consumi legati alla mobilità (55%: altri mezzi di trasporto; 51%: veicoli personali), all’immobiliare (57%) e ai generi alimentari (51%). Invece, nel consumo di software (24%), di servizi d’intrattenimento (23%) e di prodotti finanziari (19%) le scelte d’acquisto sono ancora guidate da considerazioni più tradizionali.
I consumatori sono, poi, molto attenti al tema del greenwashing: il 65% ritiene che tali pratiche siano utilizzate dalle aziende e solo il 44% dichiara di fidarsi di quanto comunicato dalle aziende stesse. Il ruolo delle istituzioni nella transizione ecologica: per 2 cittadini su 3 lo Stato rappresenta 'il naturale attore', avente le competenze e gli strumenti per orchestrare la transizione ecologica italiana. Questo, secondo i cittadini, è chiamato ad agire secondo due traiettorie fondamentali: farsi carico dei costi della transizione ecologica (73%) e rimuovere i principali ostacoli amministrativi e normativi (42%) in modo da incentivare cittadini e aziende nell’adozione di comportamenti e modelli economici sempre più sostenibili. Lo Stato è quindi il principale soggetto che deve guidare la transizione verde, seguito dalle aziende (31%) a cui il 75% degli intervistati chiede di sacrificare parte della propria performance per mantenere prezzi in linea con il mercato.