Concessioni balneari, Consiglio di Stato: no alla proroga
Roma, 10 mar. - (Adnkronos) - Il Consiglio di Stato boccia la proroga delle concessioni balneari alla fine del 2024. La misura, contenuta nel decreto Milleproroghe, scrive il Consiglio di Stato in una sentenza del 1 marzo, è "in contrasto" con la direttiva Bolkestein e quindi "va disapplicata da qualunque organo dello Stato". Il pronunciamento del Consiglio di Stato in un pronunciamento sul tema circa una questione relativa al Comune di Manduria e al relativo ricorso dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato contro l'amministrazione che aveva prorogato alcune concessioni demaniali marittime.
"In base a ormai più che pacifici e consolidati principi in materia di rapporto tra normativa interna e normativa unionale autoesecutiva, in caso di contrasto tra le due deve darsi precedenza alla seconda - spiegano i giudici amministrativi - con conseguente necessità che tutte le autorità dello stato membro, siano essi organi giurisdizionali o pubbliche amministrazioni, disapplichino la norma interna a favore di quella sovranazionale". L'articolo 12 della direttiva Bolkestein "laddove sancisce il divieto di proroghe automatiche delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative è norma self executing e quindi immediatamente applicabile nell’ordinamento interno - si legge ancora nella sentenza - con la conseguenza che le disposizioni legislative nazionali che hanno disposto, e che in futuro dovessero ancora disporre, la proroga automatica delle suddette concessioni sono con essa in contrasto e pertanto, non devono essere applicate".
Infine "il dovere di disapplicare la norma interna in contrasto con quella eurounitaria autoesecutiva, riguarda, per pacifico orientamento giurisprudenziale, tanto i giudici quanto la pubblica amministrazione".
CENTINAIO - "La sentenza del Consiglio di Stato non ci sorprende" afferma il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio (Lega). "I giudici già nel 2021 avevano preannunciato che qualsiasi proroga successiva alle concessioni balneari sarebbe stata considerata da loro priva di efficacia. Noi però rivendichiamo la norma introdotta con la conversione in legge del 'Milleproroghe' e il diritto del Parlamento a legiferare. A maggior ragione dopo questo pronunciamento, invitiamo il governo ad accelerare sulla mappatura delle coste. Una volta che avremo chiaro il quadro di quanta parte del litorale italiano è attualmente occupato e quanto invece rimane libero, potremo dimostrare alla Commissione europea che ci sono gli spazi per consentire l'ingresso di nuovi concessionari". "Cioè, che le coste italiane non possono essere considerate una risorsa scarsa e, di conseguenza, le concessioni demaniali marittime non rientrano nella direttiva Bolkestein. Questa è la battaglia politica che la Lega si è sempre intestata in Italia e in Europa e continuerà a farlo, invitando anche gli alleati di governo a fare altrettanto, coerentemente con gli impegni presi in campagna elettorale. Non vogliamo una semplice proroga, ma una soluzione definitiva a questo problema, che da anni affligge circa 30mila imprese e che non offre un quadro normativo chiaro di riferimento nemmeno ai Comuni".
DELLA VEDOVA - "Il Governo insiste con protervia nelle scelte corporative sui balneari e continua a sbattere contro il muro" twitta il deputato di Più Europa Benedetto Della Vedova. "Dopo l'Europa (e il Quirinale) anche il Consiglio di Stato boccia Meloni. A questo punto faccia marcia indietro anche su questo e proceda in modo intelligente alla definizione delle gare".
BONELLI - "La decisione del Consiglio di Stato ammonisce il Governo italiano ricordando che non si gioca con le direttive europee e la Costituzione" dice Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra. "Le direttive europee non possono essere disattese e non applicate e le proroghe non possono essere autorizzate dalle singole amministrazioni locali. Questa è una dura sconfitta del governo Meloni che si è battuto in difesa dei privilegi di chi paga allo Stato, come ad esempio nel caso del Twiga , solo 20mila euro a fronte di un fatturato che si aggira intorno ai 4 milioni di euro l'anno". "Ricordiamo - prosegue - che lo Stato incassa soltanto 107 milioni di euro anno dalle concessioni balneari, mentre il fatturato complessivo è di 7 miliardi di euro, con un tasso di evasione altissimo. Nel corso degli anni troppe spiagge italiane sono state trasformate da 'lungomari' in 'lungomuri', che chiudono la possibilità di poter vedere il mare, a causa della privatizzazione e cementificazione: tra tutti uno dei casi più emblematici è quello di Ostia. È dal 2010 che la Destra tenta di disapplicare la direttiva Bolkestein, ma con la decisione di oggi è una vittoria per un'Italia che non deve essere fondata sui soliti privilegiati".
CROATTI - "I rilievi del Consiglio di Stato erano noti da giorni, ma la pronuncia della sesta sezione, depositata ieri, rifila un'altra sonora 'legnata' alla scriteriata proroga delle concessioni demaniali voluta in modo dissennato e ostinato nel decreto Milleproroghe da tutti i partiti di destracentro" dice il senatore Marco Croatti (M5s). "Il Consiglio di Stato ha ribadito che non sono possibili altre proroghe. L'Italia è in violazione della direttiva Bolkestein che è autoapplicativa, pertanto va immediatamente favorita la concorrenza soprattutto in quei settori economici dove i beni sono scarsi, come il bene demaniale delle spiagge italiane. Il contrario, dunque, rispetto a ciò che vanno blaterando da giorni i vari patrioti dell'ombrellone".
"Questa bocciatura - continua - fa il paio con la censura arrivata dal presidente Mattarella: le prese in giro di Fdi, Lega e Fi nei confronti degli imprenditori del settore stanno prendendo i contorni della farsa. Senza dimenticare che dopo il Portogallo, da un paio di settimane l'Ue ha avviato un procedura d'infrazione anche nei confronti della Spagna, i cui criteri di assegnazione delle spiagge sono tutt'altro che imparziali e privi di chiari meccanismi concorrenziali. Ecco, la prossima toccherà sicuramente all'Italia, visto che la Meloni e i suoi sodali si ostinano a non comprendere che con questi sconsiderati rinvii si danneggiano imprese e lavoratori del settore, invece che aiutarli".
"Un asset turistico di prioritaria importanza resta così incagliato in logiche assurde e ormai obsolete con un grave danno per lo Stato, per le realtà virtuose e anche per tutti i fruitori dei servizi. La Meloni rinsavisca, e spieghi ai vari Gasparri e Centinaio che è il momento della resa. Si torni subito alla road map del ddl Concorrenza", conclude.