Aceti: 'Grave e preoccupante, fondi stanziati per recupero liste d'attesa in buona parte ancora non spesi da Regioni' Roma, 24 mar. (Adnkronos Salute) - L'effetto Covid sta progressivamente rallentando e il Ssn nel 2022 ha recuperato i livelli di prestazioni erogate del 2019, ma restano sempre più indietro le persone che hanno bisogno di visite per giungere a una diagnosi o per controllare patologie o condizioni pregresse. E l'Istat certifica che si ricorre sempre di più al portafoglio per superare le liste d'attesa: aumenta chi ha pagato interamente a proprie spese sia visite specialistiche (dal 37% del 2019 al 41,8% nel 2022) sia accertamenti diagnostici (dal 23% al 27,6% nel 2022). Rispetto all'anno pre-Covid mancano all'appello ancora quasi 3,4 milioni di prime visite (-15,5%) per raggiungere i circa 22 milioni del 2019 e oltre 5,5 milioni di visite di controllo (-17%) per eguagliare gli oltre 32,5 milioni sempre del 2019. A mostrarlo sono i dati pubblicati da Agenas, elaborati dall'Osservatorio di Salutequità, che evidenzia dunque come manchino ancora all'appello nel 2022 rispetto al 2019 circa una prestazione di specialistica ambulatoriale su 10, escludendo gli esami di laboratorio, a livello nazionale. "E' grave e preoccupante che nel 2022 la capacità di presa in carico del Ssn dei bisogni di salute dei cittadini sia ancora inferiore a quella pre-pandemia - commenta Tonino Aceti, presidente di Salutequità - Infatti, tutto questo accade a fronte di circa 1 miliardo stanziato tra il 2020 e il 2022 dallo Stato proprio per il recupero delle liste di attesa, ma per una buona parte ancora non speso dalle Regioni, mentre i cittadini sono costretti a mettere mano sempre più al portafoglio per curarsi. Il recupero delle liste di attesa attraverso l'utilizzo delle risorse pubbliche stanziate, anche con l'ultima Legge di bilancio, deve diventare elemento centrale di misurazione e valutazione ai fini Lea dell'operato delle Regioni - sottolinea - Ad oggi però questo praticamente ancora non accade". (segue)