Ancona, 24 mar. (Adnkronos) - "Il concerto è stato interrotto, ero sul palco mentre è successa la cosa. L'esibizione era già iniziata, hanno iniziato tutti a uscire, si sentiva non puzza, ma non si riusciva a respirare, la gola e gli occhi bruciavano, la gente iniziava ad agitarsi. Quindi si sono accese le luci, abbiamo stoppato e i ragazzi della sicurezza del locale hanno aperto le porte. Io però, nel momento in cui hanno acceso le luci e capito che bisognava sgomberare, sono andato nel backstage e non ho visto iniziare il deflusso, ma lo show fermarsi". E' il racconto che Gionata Boschetti, in arte Sfera Ebbasta, ha fatto in aula al tribunale di Ancona, ascoltato come testimone nel processo per la strage di Corinaldo, la notte tra il 7 e l'8 dicembre 2018, quando cinque adolescenti e una giovane mamma morirono nel tentativo di uscire dal locale 'Lanterna Azzurra' dove era stato spruzzato dello spray al peperoncino tra gli spettatori del trapper quella sera in concerto. "Quando sali sul palco non riesci a capire quanto è pieno, di solito ci dicono dopo che c'é il sold out. In generale i requisiti richiesti per la sicurezza del locale sono sostanzialmente sempre più o meno gli stessi, ovviamente si spera che nessuno abbia con sé lo spray al peperoncino, è anche vero che nessuno può controllare le tasche di chi entra", ha aggiunto. "Penso che questa dello spray sia una problematica esistente in ambiente discoteca più che nei concerti o dj set, usata per rubare collanine nel panico generale, indipendentemente dalla discoteca o dal genere musicale", ha affermato ancora. "In altre circostanze è stato usato lo spray al peperoncino, ma senza feriti. E' capitato anche durante una mia esibizione, il concerto era stato interrotto per un quarto d'ora, io ero sul palco, la gente è fatta uscire ma non ci sono state conseguenze vero è che poi sono state fatte rientrare le persone e il concerto è ripreso".

(di Silvia Mancinelli)