Roma, 29 mar. (Adnkronos) - "Tutti gli elementi lasciavano immaginare questa pronuncia da parte della Corte di Cassazione francese, visto che la procura generale aveva espresso parere negativo. Non mi sorprende. Quella fu una guerra civile, nei conflitti accade questo, non furono certo vicende di diritto comune". A commentare all'Adnkronos il no all'estradizione dei dieci ex terroristi dalla Francia è l'ex brigatista Paolo Persichetti, l'unico ad esser stato riportato in Italia. "Di Galmozzi - dice, commentando il post su Facebook in cui il fondatore di Prima Linea esprimeva la propria 'goduria' per la notizia del no all'estradizione - non parlo nemmeno, prima si dissocia poi dice sciocchezze sui social". I familiari delle vittime ieri hanno definito vergognosa la pronuncia della Suprema Corte d'oltralpe. "Siamo sempre lì - dice Persichetti - in qualche modo sono stati anche un po' ingannati nel far credere loro che bastava farle le richieste di estradizione, ogni qual volta la partita si è giocata sul terreno del diritto l'Italia ha perso. Io capisco il dolore, niente lo risarcisce, ma le ragioni giuridiche che poi si vogliono attribuire al dolore non per forza sono giuste. Tutte le riconsegne, sono tre nomi, sono avvenute tutte in modalità 'extra iure', fuori legge. Io sono stato portato in Italia, rapito e portato giù in una macchina sulla base di una telefonata al Ministro della Giustizia Perben in cui gli dissero che ero coinvolto nella vicenda Biagi. Così Battisti, che non è stato né estradato né espulso: non c'é un provvedimento giuridico né amministrativo che inquadri quello che è avvenuto, è un atto di pura forza. Stessa cosa per Rita Algranati, presa, messa su un aereo e portata al Cairo dove ha trovato la Digos che l'ha portata in Italia". "L'Italia deve uscire dalla sua dimensione e confrontarsi umilmente con altri Paesi - ribadisce l'ex Br- ogni volta che la partita si è giocata sul terreno del confronto giuridico è stata presa a schiaffi. Vuol dire che ci sono state leggi di emergenza che all'estero pongono il problema: se ci fosse stata una soluzione politica, un ridimensionamento delle condanne, l'Italia avrebbe avuto un credito internazionale diverso, sarebbe potuta andare dalla Francia e far presente che quella fase era stata sanata, che ora c'é un problema di risarcimento simbolico, invitando a ridargli gli ex terroristi per fargli scontare un po' di pena e la vicenda da lì si sarebbe chiusa. Sarebbe stato diverso. E invece, a distanza di 40 anni, c'é chi voleva venissero messi al 41bis". "Non è vero che non hanno pagato, forse qualcuno di loro non ha mai fatto un giorno ma di quei dieci diversi hanno fatto i loro sette, otto anni di carcere. E comunque nessuno ha mai pagato per i crimini di guerra durante la Resistenza. Questo avviene nella storia - sottolinea Persichetti all'Adnkronos - quando ci sono grandi conflitti politici e sociali, è sempre avvenuto e queste grandi lacerazioni si affrontano con altri strumenti quando la guerra è finita, non quando ci sei dentro. La Francia ha ritenuto che dopo 40 anni evidentemente una condanna non ha più lo stesso senso, tra l'altro lì tutte le condanne, anche gli ergastoli, sono prescritte dopo 20 anni. Da noi si è arrivati al punto che le pene dell'ergastolo sono imprescrittibili, alla stregua dei crimini contro l'umanità. In Italia c'é la presunzione che il nostro punto di vista sia quello giusto e che domini sugli altri. Se ci fosse un po' più di umiltà, ci si andrebbe a confrontare con le ragioni anteposte dagli altri Paesi". (di Silvia Mancinelli)