Città del Vaticano 11 apr. - (Adnkronos) - E’ durato oltre otto ore l’incontro tra il Promotore di giustizia del Vaticano Alessandro Diddi e il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro. L’incontro, cominciato intorno alle 15, è stato chiesto dal fratello della giovane scomparsa nel nulla da quarant’anni per rendere proprie dichiarazioni e offrire eventuali informazioni in suo possesso nell’ambito del fascicolo aperto dal promotore di Giustizia Vaticano a gennaio di quest’anno, a seguito di alcune recenti dichiarazioni sulla scomparsa della sorella. Orlandi è stato sentito come "persona informata sui fatti". Insieme a Pietro, il legale della famiglia Orlandi, Laura Sgrò. “E’ un momento importante, speriamo si riscriva una pagina di storia”, afferma l’avvocato Sgrò spiegando che Pietro Orlandi è “interrogato come persona informata sui fatti. Abbiamo depositato una memoria. Si sta approfondendo la documentazione fornita”. “E’ un momento importante dopo tanti anni - ha aggiunto -. L’auspicio è che si faccia luce su questa vicenda e si possa scrivere una nuova pagina di storia” e che ora “Vaticano e Italia possano collaborare. Speriamo in un lavoro fruttuoso e che sia di buon auspicio anche per la Commissione in Senato che dovrà fare luce sul caso di Emanuela. Abbiamo raccolto elementi frutto di attività difensiva - ha aggiunto Sgrò -. Ora tocca al Promotore riunire i pezzi del puzzle”. "Sul caso Orlandi papa Francesco e il Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, vogliono che emerga la verità senza riserve", ha chiarito in un'intervista al 'Corriere della Sera' il Promotore di Giustizia del Vaticano, Diddi. "Tra i fascicoli ereditati dal mio predecessore, il professor Gian Piero Milano, ve ne era uno contenente una serie di denunce della famiglia Orlandi relative alla scomparsa di Emanuela. Al fine di fare definitiva chiarezza sulla vicenda, nel gennaio di quest’anno ho ricevuto dal Papa l’incarico di occuparmi del caso e, in tale prospettiva, ho ritenuto di far confluire in un unico fascicolo tutte le informazioni reperite avendo compreso la rilevanza del materiale che avevo a disposizione. In concomitanza a questa iniziativa, in Italia, è stata istituita una Commissione parlamentare di inchiestae pertanto vi sarà una proficua collaborazione tra i due Stati". "In pochi mesi sono state effettuate verifiche non espletate in 40 anni. Gli approfondimenti eseguiti dovranno emergere, perché sono attività di indagine destinate a confluire integralmente nei fascicoli dell’Ufficio e di questo anche le gerarchie vaticane sono pienamente consapevoli. - prosegue Diddi - Su alcuni documenti probatori non dovranno più insinuarsi equivoci, non ci potranno essere ombre sulle quali possa continuare ad addensarsi un alone di mistero. Se non svolgerò le attività di indagine accuratamente sarò sotto gli occhi di tutto il mondo. E non voglio si possa pensare che, in qualche modo, abbia preservato qualcuno o coperto qualche situazione. Questo rischio non lo voglio correre, non me lo posso permettere. In Vaticano conoscono tali mie prerogative e ho raccolto ampie garanzie poiché siamo accomunati dagli stessi intenti". In merito alla Banda della Magliana, secondo Diddi "il ruolo nel caso Orlandi temo sia stato sopravvalutato, sebbene esistano alcune evidenze. La situazione, tuttavia, impone un inquadramento più ampio". PIETRO ORLANDI - “Incontro lungo, positivo. Volontà di fare chiarezza al cento per cento e non fare sconti a nessuno, dalla base al vertice. Ho verbalizzato nomi e cognomi. Mi ha assicurato che indagini sono iniziate da parecchio tempo, hanno già documento su cui lavorare”, ha detto Orlandi a Di Martedì. “Sono contento che il Promotore ha detto che non saranno fatti sconti a nessuno. Sono convinto che Giovanni Paolo II e Ratzinger fossero a conoscenza dei fatti”. “Al Promotore di giustizia del Vaticano ho consegnato le chat tra due cellulari del Vaticano, facendo anche i nomi”, ha detto, aggiungendo: "Il Promotore di giustizia del Vaticano mi ha assicurato che indagherà su tutto. Anche se c’è il nome di Wojtyla".