Roma, 15 apr. (Adnkronos) - E' un caso la vicenda accaduta in Tribunale, e denunciata con una nota dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, dove un giudice ha negato il legittimo impedimento a un'avvocatessa, nonostante questa avesse documentato la necessità di assistere il figlio di due anni, ricoverato al Bambino Gesù per un intervento in day hospital. Una scelta presa contro il parere del pubblico ministero, motivata col fatto che il bambino avrebbe potuto essere accompagnato in ospedale dal padre. Di qui la decisione del magistrato di procedere con l'udienza ascoltando un testimone. La collega ha denunciato la vicenda in un video sui social, subito diventato virale in poche ore. "Non è la prima volta che capita un episodio del genere nel Tribunale di Roma - commenta il Presidente del Coa Roma Paolo Nesta -, ricordiamo il caso di una collega cui venne negato il legittimo impedimento nel giorno della data presunta del parto. Ora questo nuovo caso, che lede non solo la dignità e il decoro della professione forense, ma la dignità stessa della donna: assurdo, in un’epoca in cui si parla di parità di genere e di cosa fare per eliminare le disparità. È un episodio intollerabile che l’Ordine di Roma stigmatizza, siamo pronti ad agire in tutte le sedi opportune". LA VIDEO-DENUNCIA DELL'AVVOCATO - "Oggi, 14 aprile 2023, una giudice del Tribunale di Roma ha ritenuto di non dover accogliere la mia istanza di rinvio dell’udienza per legittimo impedimento, ampiamente documentata e motivata", spiega l'avvocato Ilaria Salamandra nella video-denuncia poi diventata virale. "Ci tengo a precisare - continua l'avvocato - che questo giudice ha comunque sentito il testimone che si era presentato in udienza, nonostante le scorse udienze siano state rinviate per assenza ripetuta del medesimo teste, ovviamente della Procura". "Ebbene questa giudice - ha spiegato l'avvocato - ha ritenuto di non dover rinviare l’udienza perché… il bambino sarebbe potuto essere accompagnato dal padre! Ma non solo, la giudice ha anche chiesto al PM d’udienza il numero del Bambin Gesù, affinché potessero contattarmi per avere la mia autorizzazione a sentire il teste. Per lavarsi la coscienza. Tutto questo mentre mio figlio era sotto anestesia. Questo - dice - è il mondo che viviamo. Questi sono i soprusi a cui noi madri avvocato dobbiamo sottostare. Questi - accusa - sono i deliri di onnipotenza di una certa magistratura, quella fatta di donne e uomini piccoli piccoli". "Vi prego - chiede quindi l'avvocata - di condividere questo mio video, affinché tutti possano rendersi conto di quali siano le condizioni da terzo mondo in cui le mamme avvocato sono costrette a vivere. Tranquillizzo tutti, Leonardo sta bene. Grazie per la solidarietà", la chiusura del post. IL CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE - Il Consiglio nazionale forense esprime la propria solidarietà all'avvocata Ilaria Salamandra in seguito alla decisione della giudice del Tribunale di Roma di non accogliere la sua richiesta di rinvio dell'udienza per legittimo impedimento, presentata perché il figlio doveva sottoporsi a controlli in day hospital all'ospedale Bambino Gesù. "Riteniamo che la decisione della giudice sia stata ingiusta e in contrasto con i principi fondamentali della giustizia, in particolare per quanto riguarda il diritto alla difesa - afferma il presidente del Cnf Francesco Greco - L'avvocata Salamandra aveva giustificato la sua richiesta di rinvio con motivi validi e giustificati, eppure la giudice ha deciso di non tenerne conto, impedendole così di esercitare il suo dovere di rappresentare il cliente in modo adeguato". "Il Consiglio nazionale forense - conclude il presidente Greco - ribadisce l'importanza del rispetto dei diritti degli avvocati e dei loro clienti e chiederà al consiglio giudiziario di Roma di prendere provvedimenti per garantire che situazioni come questa non si ripetano in futuro". LA CAMERA PENALE - La mancata concessione del legittimo impedimento all'avvocata mamma che doveva accompagnare il figlio in ospedale "è l'ennesima manifestazione di un'idea proprietaria del processo da parte di alcuni magistrati che immaginano di poterlo amministrare a prescindere dal ruolo, dalle funzioni e dalle esigenze delle parti, specie della parte debole di tutta questa storia, l'imputato, al quale solo, come in passato abbiamo avuto modo di rimarcare, il processo per davvero appartiene. E questa idea non è tollerabile, né la sopporteremo oltre". E' il giudizio espresso dalla Camera penale di Roma. "Un'avvocata del foro di Roma deposita, qualche giorno prima dell'udienza davanti al tribunale collegiale, una istanza di rinvio per legittimo impedimento. Il collegio, ritenuto non legittimo 'impedimento, rigetta l'istanza - riferiscono i penalisti romani - Ordinaria amministrazione, sembrerebbe. Se non fosse che l'istanza è ben documentata e adduce uno di quegli impedimenti che per definirli non legittimi serve una buona dose di cinismo. Con l'istanza, infatti, la collega comunica al giudice di dover assistere il figlio di due anni che subirà un'anestesia totale per via di un'indagine Tac a cui dovrà sottoporsi, perché a due anni non sempre ti si riesce a convincere che devi stare immobile in tubo. Roba seria, insomma, che se uno ha un figlio trattiene il fiato e si commuove pure. E invece, a quanto pare, il collegio, guidato con mano salda dalla sua presidente, non ci pensa proprio a rinviare l'udienza, non solo perché il teste, dopo assenze tanto ripetute da valergli un'ammenda, è arrivato, ma pure, udite udite, perché in ogni caso, alla visita, il bambino poteva accompagnarcelo il padre". "Messa così, allora, converrete che non è affatto ordinaria amministrazione. Ma siccome prima di agire occorre acquisire tutti i possibili riscontri, anche documentali, e verificare se per avventura la narrazione, pure di prima mano, non sia stata in qualche modo inconsapevolmente imprecisa, allora noi della Camera penale stiamo verificando. E finita la verifica, se le cose non stessero come si dice che stiano, faremo ammenda e rifletteremo sul perché una simile notizia sia passata in maniera distorta. Se invece i fatti fossero confermati, non ci resterà che trarne le debite conclusioni e denunciarli in ogni sede utile, affinché siano assunti gli opportuni provvedimenti, ribadendo con la miglior forza che abbiamo che il difensore e la difesa non si toccano e che il processo è una cosa seria; quasi quanto l'apprensione di una madre per la salute di un figlio", conclude il direttivo della Camera penale romana.