Bambini italiani tra i più obesi d'Europa
Milano, 19 mag. (Adnkronos Salute) - L'Italia resta ai primi posti in Europa per obesità infantile. Una malattia alimentata da "pregiudizi e una narrativa fondata sullo stigma del peso. Guidano ancora troppo spesso l'approccio all'obesità e al sovrappeso, specie in età evolutiva", e "ciò paradossalmente contribuisce a far crescere i casi di obesità", aumentando "un disagio personale e relazionale specie fra i bambini e gli adolescenti che si sentono grassi, inappropriati, sviluppano una dimensione di emarginazione e vivono con disagio le interazioni sociali a scuola, nell'attività sportiva, arrivando perfino a sviluppare disturbi del comportamento alimentare". A segnalare il 'circolo vizioso' è Piernicola Garofalo, a capo della Commissione Endocrinologia pediatrica di Ame (Associazione medici endocrinologi).
L'esperto commenta i dati emersi dall'European Regional Obesity Report 2022 dell'Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui circa un bambino in età scolare su 3 in Europa convive con l'obesità o il sovrappeso. Nel panorama europeo - sottolinea l'Ame in una nota - l'Italia ancora una volta è tra i primi posti per incidenza di quella che è ormai ampiamente riconosciuta come una patologia. Secondo l'ultimo rapporto, infatti, il nostro Paese presenta la percentuale più elevata (42%) di bimbi in sovrappeso o obesi nella fascia di età 5-9 anni, mentre si posizione al quarto posto nella classe di età 10-19 anni (34,2%).
Accanto alle misure individuate da Oms Europa per contrastare le proiezioni attuali e aiutare a prevenire il peggioramento di questa epidemia silenziosa - come promuovere l'attività fisica, rafforzare la prevenzione e regolamentare l'industria alimentare e delle bevande - secondo Garofalo "è altresì necessario lavorare per non far passare più l'idea di obesità come 'un problema', ma vederla e raccontarla nel suo insieme, ossia come una concreta, minacciosa premessa per una molteplicità di problemi di salute, potenzialmente gravi, ma assolutamente modificabili".
Secondo gli endocrinologi è "indispensabile ripartire dall'educazione delle famiglie, degli educatori in senso lato, come anche dei professionisti sanitari, per far sì che si porti avanti una visione diversa". Inoltre, serve "responsabilizzare il ragazzo incoraggiandolo a farsi tutore della propria salute, spiegandogli come è possibile cambiare la storia delle conseguenze della sua obesità di oggi".
"Non dimentichiamo poi di prestare attenzione alle risorse emotive - prosegue il referente Ame per l'area Endocrinologia pediatrica - in modo che tutte le comorbidità legate all'obesità (diabete, epatopatie, dislipidemie, artropatie, pneumopatie, malattie cardiovascolari) vengano definitivamente allontanate anche dal suo inconscio immaginario. Nel giovane é importante alimentare concetti positivi di salute e benessere anziché idee di malattia o gap verso il gruppo dei pari, evitando per esempio di mortificare il bambino per il suo peso o per lo 'sgarro' a tavola, come anche di complimentarsi con lui per avere invece perso peso".
Contrastare l'obesità significa "attivare solide e durature politiche sociali", continua Garofalo, oltre che lavorare per potenziare "un approccio multidisciplinare e multispecialistico" che veda sempre più il coinvolgimento e la collaborazione tra le varie figure chiave nella crescita e nelle tappe evolutive del bambino, nonché nell'uso, quando appropriato, di terapie mediche oggi disponibili e sempre più efficaci e personalizzate. "Tutto ciò però - conclude lo specialista - non può essere realizzato e potenziato senza la formazione e l'aggiornamento dei professionisti stessi, che devono guidare il cambiamento. Un bisogno riconosciuto anche da Ame, che sta attivando una serie di iniziative formative per i propri iscritti dedicate a migliorare la presa in carico globale del bambino in sovrappeso od obeso da parte degli specialisti endocrinologi".