(Adnkronos) - I Paesi occidentali sono ogni giorno sempre più coinvolti nel conflitto in Ucraina. Lo ha affermato Dmitry Peskov, portavoce del presidente della Federazione Russa, in un'intervista alla televisione russa. "Difficile dire dove sia il limite - ha detto Peskov -. Il limite, in teoria, dovrebbe guidare la mente dei paesi di tutto l'Occidente, ma, purtroppo, questo non accade. È ovvio che il grado di coinvolgimento diretto e indiretto dei Paesi dell'Occidente in questo conflitto sta crescendo ogni giorno". "Tutto ciò - ha detto ancora il portavoce del Cremlino - può allungare il conflitto nel tempo, ma non può cambiare radicalmente la situazione. Non può cambiare affatto la situazione. La Russia continuerà l'operazione militare speciale e garantirà i suoi interessi in un modo o nell'altro, e raggiungerà gli obiettivi dichiarati". Una donna di 73 anni è morta e altre due persone sono rimaste ferite in un bombardamento russo su Zaporizhzhia. Lo ha riferito su Telegram il governatore ucraino dell'oblast sotto il controllo russo, Yurii Malashko, denunciando che i russi hanno colpito 16 aree della città lanciando complessivamente 108 attacchi in 24 ore con artiglieria, droni e sistemi lancia-missili multipli. "Il nemico sarà ritenuto responsabile per ogni crimine di guerra, per ogni destino spezzato e vita che è stata interrotta. Gli ucraini sono forti e indistruttibili, la vittoria è nostra", ha dichiarato Malashko. Le operazioni preliminari hanno già iniziato a spianare la strada a una controffensiva contro le forze di occupazione russe. Lo ha detto consigliere presidenziale ucraino Mikailo Podoliak in un'intervista al Guardian, spiegando che si tratta di "un processo complicato e che non è una questione di un giorno o di una certa data o una certa ora. È un processo continuo di disoccupazione e in parte è già in atto, attraverso la distruzione delle linee di rifornimento o di depositi dietro le linee. "L'intensità sta aumentando, ma ci vorrà un periodo di tempo piuttosto lungo", ha aggiunto il consigliere di Zelensky, prevedendo che man mano che la controffensiva prenderà slancio, ci saranno più incursioni in Russia da parte di gruppi ribelli russi, come il raid nella regione di Belgorod all'inizio di questa settimana. La pace tra Ucraina e Russia arriverà, ma solo con la vittoria di Kiev. Questo il messaggio su Telegram del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, all'indomani della telefonata di Lula a Putin con l'obiettivo di aprire uno spiraglio sull'avvio di trattative tra i due Paesi in guerra. "E' la pace che lasceremo ai nostri figli e nipoti come eredità della presente generazione. Non abbiamo e non vogliamo altre alternative. Ma per trasmettere la pace in eredità, dobbiamo arrivare al giorno in cui potremo dire che stiamo ponendo fine a questa guerra con la nostra vittoria", le parole di Zelensky, nel giorno in cui la Cina torna a ribadire che "compirà sforzi concreti per una soluzione politica alla crisi ucraina" e di essere "fermamente dalla parte della pace e del dialogo". "È importante chiamare le cose con i loro nomi. Il mondo civile deve riconoscere che Putin e la sua cricca, accusati di crimini di guerra, non sono più i legittimi rappresentanti della Russia nel mondo e, quindi, non c'è nulla di cui parlare con loro" scrive su Twitter Mykhailo Podolyak, consigliere del capo dell'ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "Le autorità russe dovrebbero essere rimosse da tutte le istituzioni internazionali, compreso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite - ha aggiunto - Quando il regime cambierà, parleremo con i successori. In particolare, sui risarcimenti e sul programma di disarmo nucleare". E il dialogo per trovare la pace è, nella sostanza, il contenuto della telefonata che c'è stata ieri tra il presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva e il presidente russo Vladimir Putin. "Ho appena parlato al telefono con il presidente della Russia, Vladimir Putin", ha fatto sapere Lula in un messaggio postato su Twitter. "L'ho ringraziato per l'invito a partecipare al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, e gli ho risposto che al momento non potevo andare in Russia, ma ho ribadito la disponibilità del Brasile, insieme a India, Indonesia e Cina, a dialogare con entrambe le parti in conflitto alla ricerca della pace". La Russia dal canto suo è aperta "al dialogo e al canale politico e diplomatico" per risolvere la crisi in Ucraina, avrebbe detto Putin nella chiamata avvenuta su iniziativa di Brasilia, secondo quanto riferito dal Cremlino. Dialogo e canali che "sono ancora bloccati da Kiev e dai suoi sponsor occidentali", avrebbe sottolineato il presidente russo. Il Cremlino ha riferito inoltre di un "colloquio dal carattere costruttivo e sostanziale". Putin e Lula "hanno parlato di questioni relative al lavoro congiunto nell'ambito dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) e di altri formati multilaterali", fa sapere ancora il Cremlino, aggiungendo che Lula ha condiviso con il presidente russo le sue valutazioni dopo il G7. I due presidenti hanno parlato anche delle "questioni attuali inerenti la partnership strategica Russia-Brasile" e "manifestato reciproco interesse per il suo ulteriore sviluppo" così come per "l'espansione della cooperazione concreta in vari settori". La Cina già ieri aveva affermato di promuove il ripristino della pace in Ucraina e sostenere "l'indipendenza strategica dei paesi europei". Questo il messaggio portato dall'inviato cinese nei suoi incontri con i rappresentanti europei ieri a Bruxelles, secondo quanto si legge sul sito del ministero degli Esteri cinese. Il testo viene rilanciato dalla Tass. "La Cina ha sempre avuto una posizione equilibrata sulla questione ucraina e promuove attivamente il ripristino della pace e l'avanzamento dei colloqui di pace" - ha detto Li, secondo il sito del ministero degli Esteri cinese - la Cina sostiene l'indipendenza strategica dei paesi europei. Stiamo facendo sforzi per il bene della stabilità dell'Europa a lungo termine". Secondo Li vi sono "diverse somiglianze nelle posizioni " europee e cinesi sull'Ucraina. "La Cina - si legge ancora - è pronta a unire le forze con la parte europea per mettere in pratica l'importante consenso raggiunto fra la Cina e la leadership europea". Infine, afferma Li, la Cina cerca di assicurare la stabilità nei rapporti sino-europei e di "contrastare l'incerta situazione nell'area internazionale" Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov in risposta ha "ribadito" ieri l'"impegno" di Mosca per una "soluzione politico-diplomatica" del conflitto in Ucraina, dopo l'invasione russa iniziata il 24 febbraio dello scorso anno, rende noto il ministero degli Esteri di Mosca dopo il colloquio tra Lavrov e Li Hui, che a metà maggio era stato a Kiev. "Lavrov ha espresso gratitudine alla Cina per la posizione equilibrata sulla crisi ucraina, ha apprezzato molto la disponibilità di Pechino a svolgere un ruolo positivo - ha fatto sapere il dicastero - Il ministro degli Esteri ha ribadito l'impegno di Mosca a una soluzione politico-diplomatica del conflitto, rilevando i grandi ostacoli posti dalla parte ucraina e dai suoi curatori occidentali per la ripresa dei colloqui di pace". Per raggiungere una pace "giusta e duratura", l'Ucraina deve tornare a uno status "neutrale" e "rifiutarsi di aderire alla Nato e all'Ue". Inoltre "vanno riconosciute le nuove realtà territoriali che si sono sviluppate a seguito della realizzazione del diritto dei popoli all'autodeterminazione". Lo ha dichiarato il vice ministro degli Esteri russo, Mikhail Galuzin, in un'intervista alla Tass. Galuzin ha ribadito che gli obiettivi della cosiddetta "operazione militare speciale" in Ucraina sono "la protezione degli abitanti del Donbass, la smilitarizzazione e la denazificazione dell'Ucraina e l'eliminazione delle minacce alla sicurezza della Russia provenienti dal suo territorio". "Allo stesso tempo, siamo convinti che un accordo sia possibile solo se cessano le ostilità delle forze armate ucraine e la fornitura di armi occidentali", ha aggiunto, chiedendo garanzie sui diritti dei cittadini di lingua russa e delle minoranze. “La mediazione della Santa Sede è già stata rifiutata: anche oggi ho visto sulla stampa che uno dei consiglieri più ascoltati di Zelensky ha detto che non ‘ci sarà nessuna mediazione, a meno di un ritiro totale delle truppe russe dai territori occupati, non siamo disposti a cedere di un millimetro del nostro territorio’. Quindi, capisce, che è difficile parlare di mediazione dopo queste prese di posizione. Tuttavia, dobbiamo tentare in tutti i modi di creare le condizioni, un’atmosfera che possa portare a qualche passo in avanti. Questo è il senso della missione”. Così all’Adnkronos il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, a margine della presentazione nella sede dell’Ospedale Gemelli Isola Tiberina del ‘progetto San Bartolomeo’ per facilitare l’accesso alle cure a persone con fragilità. “Con il cardinale Zuppi – sottolinea Parolin - stiamo ragionando sulle tecnicità, i tempi e i modi. Ma bisogna tener conto della disponibilità degli interlocutori, che in generale c'è. Non escludiamo nessun interlocutore, ci sono i cinesi, gli americani ma si tratterà di vedere. In un primo momento ci sarà un approccio con le due capitali poi si vedrà da questo primo passo cosa potrà nascere. La pace non la esclude nessuno, ma non c’è nulla di concreto” conclude.