‘Poca informazione corretta, fuorviante la distinzione tra obbligatori e raccomandati’ Padova, 31 mag. (Adnkronos Salute) - Sono 10 anni che il vaccino anti meningocco B è disponibile, “ma c’è ancora tanta esitazione. Sono certa che dipende dalla cattiva informazione, il gap è sempre informativo. Molti genitori non sono adeguatamente a conoscenza delle conseguenze della malattia e non sanno che c’è una copertura per i ceppi più frequenti della meningite. E’ considerata infatti una malattia rara per l’incidenza dei casi e porta i genitori, erroneamente, a sottostimare il vaccini: non si ritiene sia necessario anche quello per il ceppo B”. Lo ha detto all’Adnkronos Salute l’avvocato Amelia Vitiello, presidente ‘Liberi dalla meningite’, Comitato nazionale contro la meningite. "E’ fuorviante anche la formula del vaccino obbligatorio e quello raccomandato - spiega Vitiello - L’obbligo è stato introdotto dall'allora ministro della Salute Lorenzin per l’accesso alle scuole, come atto dovuto, a causa del calo delle coperture, per evitare che ci fosse una recrudescenza di malattie tenute a bada dalla prevenzione. Restò fuori quello per la meningite - continua - In realtà tutte le vaccinazioni sono necessarie. Mi piacerebbe che ci fosse una coscienza collettiva tale da non comportare alcuna obbligatorietà, ma raggiungere, da una scelta consapevole, coperture anche superiori al 95%. Sarebbe molto bello perchè significa che si potrebbero prevenire malattie molto invalidanti”. I genitori devono affrontare il dilemma di prendere una decisione “non per se stessi, ma per il piccolo - riflette Vitiello - anche in natura il genitore protegge i piccoli. Ma proteggere non significa evitare un problema, ma sviscerarlo e, una volta appurati pro e contro, decidere. Il vaccino è medicina. Se abbiamo un caro con un tumore, accettiamo un percorso complesso, ma nei confronti della vaccinazione, che è medicina, ragioniamo diversamente. Il genitore ha il figlio sano, quindi è preoccupato che il vaccino contenga qualcosa di nocivo, ma invece di rivolgersi al medico, si informa sul web, nelle chat". "Eppure - osserva la presidente - non chiedo a una parrucchiera come spostare un muro di casa. Hanno paura di fare la scelta sbagliata, si capisce, ma non vaccinare siamo sicuri che sia la scelta giusta? Come reagirebbero i figli se potessero decidere: si esporrebbero al rischio o si proteggerebbero? - domanda Vitiello - Credo che la metà dei figli di genitori contrari avrebbero un’altra risposta. Per Alessia, mia figlia, nel 2010 non ho avuto scelta, non c’era il vaccino, e ora lei non c’è più - si commuove - Mi ricordo che a gennaio 2013 comprai a mie spese il vaccino anti-meningococco B per me, mio marito e per le altre 2 figlie: sentii un senso di sollievo già dopo la prima inoculazione”.