Roma, 13 giu. (Adnkronos Salute) - In Italia l’artrite reumatoide costa ogni anno alla collettività oltre 2 miliardi di euro, tra costi diretti e indiretti. Si tratta di una delle più temute e dolorose malattie reumatologiche con remissione clinica possibile in circa il 50-60% dei pazienti, un obiettivo comune per il reumatologo e per il paziente che consentirebbe di ridurre il peso economico per il Servizio sanitario nazionale e per i 300mila italiani costretti a convivere con la Ar. Basti pensare che la patologia ha un peso economico su ciascun paziente pari a più di 12.000 euro l’anno. Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale però contare su diagnosi precoce e intervento terapeutico rapido. È quanto emerso oggi in occasione della conferenza stampa “Remissione dell’artrite reumatoide: il futuro è adesso” promossa da AbbVie presso la Sala Caduti di Nassirya del Senato durante la quale sono stati illustrati i risultati di un’analisi di cost-of-illness condotta dall’Università Cattolica del Sacro Cuore per determinare l’impatto economico legato alla gestione del paziente adulto con Ar in fase attiva da moderata a severa. L’incontro è stato anche l’occasione per presentare “Complete the Picture – Non accontentarti di una vita a metà: parla con il tuo reumatologo”, la campagna informativa sulla Ar promossa da AbbVie e realizzata con il patrocinio di Apmarr e Anmar, incentrata su www.missioneremissione.it, un sito web in cui è possibile trovare informazioni sulla patologia e consigli pratici per la sua gestione quotidiana, video di approfondimento con reumatologi, nutrizionisti, psicologi e fisiatri. Ben 23,7 milioni di persone in tutto il mondo e circa 300.000 in Italia (con 5.000 nuove diagnosi ogni anno) sono colpite dall’artrite reumatoide, una patologia reumatica infiammatoria e cronica “che può provocare dolore intenso alle articolazioni, gonfiore, rigidità e perdita di funzionalità, provocando conseguenze invalidanti", afferma Gian Domenico Sebastiani, presidente della Società italiana di reumatologia (Sir) che aggiunge: “Generalmente colpisce le mani, i piedi e i polsi e un sintomo generale è la stanchezza – ricorda l’esperto - I pazienti possono avere improvvise riacutizzazioni, ovvero periodi in cui i sintomi peggiorano, difficili da prevedere. La remissione clinica è un obiettivo di primaria importanza per il reumatologo e, soprattutto oggi che abbiamo ampliato l’armamentario terapeutico, raggiungere la remissione è possibile”. Dall’artrite reumatoide non è possibile guarire, "tuttavia, nel corso degli ultimi 20 anni, i progressi ottenuti hanno consentito a molti pazienti di raggiungere la remissione – sottolinea Fausto Salaffi, professore associato di Reumatologia presso la clinica Reumatologica dell’Ospedale di Jesi (Ancona) - che può essere definita come la condizione in cui i segni e i sintomi della patologia sono completamente assenti o comunque si manifestano raramente. I pazienti in remissione hanno una qualità di vita migliore, una maggiore funzionalità fisica e anche una superiore capacità lavorativa rispetto ai pazienti con bassa attività di malattia. Il reumatologo dovrebbe sempre applicare un controllo stretto della patologia, consentendo al paziente di raggiungere la remissione in tempi rapidi”. In Italia, il burden economico associato all’artrite reumatoide – è emerso dall’incontro - supera una spesa media annua di 2 miliardi di euro; di questi, circa 931 milioni sono attribuibili a costi diretti sostenuti dal Ssn (45% del totale peso economico), circa 205 milioni sono a carico dei pazienti in termini di costi diretti non sanitari e circa 900 milioni di costi indiretti sono attribuibili a perdita di produttività per giornate di lavoro perse o prestazioni previdenziali. I risultati dell‘analisi “rappresentano i primi dati italiani sul valore economico della remissione nell’Ar – dichiara Americo Cicchetti, professore ordinario di Organizzazione aziendale alla Facoltà di Economia dell’Università Cattolica e direttore di Altems - In particolare, vogliamo soffermarci sull’impegno economico che grava sulle spalle sia del paziente che del caregiver: la mancata remissione nell’Ar, soprattutto nelle forme più severe della patologia, causa ad esempio assenteismo e perdita di produttività, sia per il paziente che per il caregiver: il primo può arrivare a perdere più di 5 giornate lavorative al mese, circa 72 ore al mese, 892 l’anno quindi, che corrispondono ad una perdita economica di più di 12.000,00 euro l’anno; il secondo si attesta sulle 25 ore al mese, 300 l’anno per una perdita economica di circa 450,00 euro l’anno”. Secondo Antonella Celano, fondatrice e presidente Apmarr, Associazione nazionale persone con malattie reumatologiche e rare, la remissione clinica “deve rappresentare l’obiettivo prioritario nel trattamento dell’artrite reumatoide. Essere in remissione non vuol dire aver sconfitto la patologia e ogni paziente la interpreta in modo differente: per alcuni coincide con la totale assenza di sintomi, altri invece la definiscono così quando manifestano solo riacutizzazioni occasionali. La remissione, in particolare quando è continua e duratura, consente a noi persone affette da Ar di vivere una vita normale, potendo continuare a lavorare e senza dover rinunciare a qualcosa anche dal punto di vista sociale”. “L’obiettivo delle associazioni di pazienti è di supportare e aiutare concretamente tutte le persone affette da malattie reumatiche – prosegue Silvia Tonolo, presidente Anmar Associazione nazionale malati reumatici - Il percorso che porta all’accettazione della patologia è lungo e tortuoso, parlare di Ar costituisce spesso un tabù anche perché è una patologia non ancora molto conosciuta, al contrario delle malattie cardiovascolari o delle patologie oncologiche. Incertezza, frustrazione oltre che dolore e affaticamento incidono in diversa misura sulle persone; per questo è di vitale importanza il confronto aperto e diretto tra medico e paziente che deve avere come obiettivo principale la remissione clinica della malattia”. “L’Italia, grazie all’impegno e alla competenza dei nostri clinici, è in prima linea nella lotta all’artrite reumatoide. Ma dobbiamo fare ancora di più – ha dichiarato l’onorevole Simona Loizzo, XII Commissione Affari Sociali della Camera - le Istituzioni, infatti, lavorando al fianco di società scientifiche, associazioni di pazienti e aziende, possono contribuire in modo sostanziale non solo garantendo maggiori risorse ma anche promuovendo misure a sostegno delle persone che convivono con patologie così invalidanti”. “L’idea della creatività della campagna, che propone una chitarra tagliata a metà, nasce dalla consapevolezza che vivere con l’artrite reumatoide non sia semplice e costringe a fare delle rinunce, non riuscendo a vivere a pieno la propria vita – conclude Annalisa Iezzi, direttore medico di AbbVie - Troppi pazienti con artrite reumatoide non raggiungendo la remissione della malattia sono costretti a vivere una vita a metà, proprio come la chitarra della campagna. Siamo orgogliosi di portare avanti questa iniziativa di sensibilizzazione e fermamente convinti che il lavoro congiunto tra aziende, clinici, associazioni di pazienti e Istituzioni sia fondamentale per migliorare la qualità di vita delle persone con patologie reumatologiche".