In 6 province nessun Comune ha dematerializzato, Valle d’Aosta unica regione italiana in cui stampa ormai un ricordo Roma, 18 giu. (Adnkronos/Labitalia) - L’ennesimo appello lanciato lo scorso febbraio dal ministero dell’Interno affinché i Comuni digitalizzassero il prima possibile le liste elettorali è caduto nel vuoto per l’88% degli enti chiamati in causa. Al momento in cui era stata inviata l’ultima mail per sollecitare gli enti - era il 24 febbraio 2023 - si erano attivati sul fronte digitalizzazione liste elettorali soltanto 3.965 Comuni, praticamente uno su due. A distanza di quasi 4 mesi e una elezione amministrativa dopo, quel numero è aumentato solo del 12%, arrivando a quota 4.528 (57% del totale). Ecco quindi che il Viminale, che da tre anni consecutivi cerca di sensibilizzare i Comuni su questo punto, evidenziando come la digitalizzazione presenti vantaggi organizzativi, ambientali e di contenimento dei costi, è tornato nuovamente alla carica con un nuovo documento di prassi: la circolare n. 77 del 14 giugno scorso. Il documento mette l’accento sulla necessità di procedere “con la massima speditezza” e ha fornito alcuni dati aggiuntivi dai quali emerge come la transizione al digitale, anche in ambito elettorale, proceda con passi molto diversi sul territorio. Da un'analisi condotta da Centro Studi Enti Locali (Csel), per Adnkronos. sui dati in questione, infatti, emerge come nella penisola coesistano province nelle quali ogni singolo Comune ha dematerializzato la tenuta e l’aggiornamento delle liste elettorali e altre in cui non c’è invece una sola amministrazione che si sia mossa in questo senso. Nello specifico, le province virtuose sono 17. Di queste, dieci sono situate nel Nord del Paese (Aosta, Mantova, Bolzano, Rovigo, Venezia, Trieste, Bologna, Ferrara, Parma e Ravenna), sei sono localizzate in regioni del Centro (Firenze, Prato, Siena, Perugia, Ascoli Piceno e Macerata) e una soltanto appartiene al gruppo Sud e isole, la provincia di Barletta-Andria-Trani. All’estremo opposto, le sei province nelle quali non uno solo dei 411 undici Comuni che le compongono ha effettuato il salto verso il digitale. Si tratta di: Imperia (unica provincia del nord Italia presente in questa lista), Viterbo (unica del centro Italia), Catanzaro, Cosenza, Agrigento e Ragusa. In mezzo una miriade di situazioni disparate che, però, lette in forma aggregata, sottolinea Csel, indicano una tendenziale maggiore reticenza dei Comuni dell’Italia meridionale e insulare ad abbandonare il cartaceo in ambito elettorale. In questa area geografica del paese, ha digitalizzato la tenuta e l’aggiornamento delle liste elettorali meno di un comune su tre (29%), contro il 66% del Centro e il 71% del Nord. L’unica regione italiana in cui la stampa delle liste elettorali è ormai un ricordo del passato è la Valle d’Aosta. Ognuno dei 74 Comuni che la compongono ha effettuato il passaggio al digitale. Molti anche i Comuni umbri che si sono mossi in questa direzione (89 su 92), che ne fanno la seconda regione per tasso di digitalizzazione delle liste elettorali. La medaglia di bronzo va al Trentino Alto Adige, in cui i Comuni che hanno abbandonato la carta sono oltre il 90% del totale. Seguono il Veneto (87%), le Marche (81%), l’Emilia Romagna e la Toscana (78%), la Lombardia (74%), il Piemonte (66%), la Puglia e la Liguria (52%). Hanno compiuto meno di metà strada, invece, il resto delle regioni italiane. Nel Lazio sono ancora cartacee le liste elettorali di quasi 6 Comuni su 10, in Molise manca all’appello il 63% dei Comuni, in Sardegna il 67%, in Abruzzo sono stampate ancora su carta le liste elettorali di sette comuni su dieci. Le cinque regioni più indietro in assoluto sul fronte digitalizzazione, in questo specifico ambito, sono: Basilicata, Campania, Calabria, Friuli-Venezia Giulia e Sicilia. In Sicilia sono state dematerializzate le liste elettorali del 27% dei comuni. In Basilicata, Calabria e Friuli-Venezia Giulia questa percentuale scende al 24%, meno di un ente su 4. Fanalino di coda la Campania dove solo un comune su cinque (108 amministrazioni su 550) ha raccolto l’invito del ministero dell’interno a dematerializzare la tenuta e l’aggiornamento delle liste elettorali generali e sezionali.