Salvaguardia degli oceani, i progetti innovativi di sei startup
(Adnkronos Salute) - L’inquinamento atmosferico e i cambiamenti climatici stanno avendo un impatto particolarmente significativo sugli oceani che, ricordiamo, coprono circa il 70% della superficie terrestre e rappresentano fonte di sostentamento per miliardi di persone. In particolare, le acque marine stanno subendo un progressivo processo di acidificazione dovuto alla concentrazione di CO2 che gli oceani assorbono in grande quantità. Un fenomeno che ha pesanti ripercussioni su molti organismi marini, primi tra tutti i coralli. Dunque, per la salvaguardia degli oceani occorre intervenire in tempi rapidi con soluzioni efficaci per la mitigazione degli effetti dei gas serra e con l’introduzione di best practice sostenibili. In questo senso vi sono interessanti progetti innovativi messi a punto da alcune startup. In particolare LifeGate ha selezionato i 6 progetti più innovativi per la salvaguardia degli oceani.
Partiamo da una startup italiana WSense, nata come spin-off dell’Università La Sapienza di Roma e specializzata nel monitoraggio delle acque marine è diventata pioniera dell’internet of underwater things (IoUT). Grazie a tecnologie ottiche e ad onde acustiche raccoglie dati preziosi su qualità dell’acqua, correnti, maree, moto ondoso, fino a 3 mila metri di profondità.
Cascadia Seaweed, una startup canadese ha progettato un sistema per la riforestazione degli oceani mediante allevamenti di alghe che, similmente agli alberi sulla terraferma, catturano CO2 e producono ossigeno, oltre ad offrire riparo e cibo per diverse specie di fauna marina.
Anche Carbonwave, una startup americana, si occupa di alghe, non coltivandole, ma recuperandole e riciclandole per la produzione di biomateriali specie per l’industria del pellame e i cosmetici. Il riciclo riguarda in particolar modo il Sargasso, una specie di alga infestante presente in grande quantità lungo le coste orientali degli Stati Uniti.
In difesa degli squali e degli umani che talvolta possono essere colpiti da attacchi di squali, la startup sudafricana SharkSafe Barrier ha messo a punto una sorta di barriera ecosostenibile composta da tubi di polietilene ancorati al fondale, capace di generare un forte campo magnetico e un effetto ottico che riproduce una foresta di alghe marine. Una sorta di doppia barriera visiva e magnetica che gli squali non superano, ma che non ha alcun impatto né sull’ambiente né sulla fauna.
Il progetto della startup islandese Running Tide, invece, parte da quanto affermato sopra riguardo all’acidificazione delle acque marine a seguito dell’eccessiva quantità di CO2 che gli oceani non riescono più ad assorbire. Il sistema prevede una serie di boe di carbonio che vengono disseminate in acqua trasformandosi in breve tempo in cespugli di alghe e fissano la CO2 fino a raggiungere, dopo circa 3 mesi, un certo peso che le fa trascina in fondo al mare dove il carbonio stesso verrà sepolto dai sedimenti marini e consumato dalla vita marina delle acque più profonde.
Infine, la startup tedesca Planblue combina dati e intelligenza artificiale per migliorare grazie alla tecnologia il monitoraggio dello stato dei fondali oceanici a partire dalla stima precisa della quantità di CO2 assorbita dalle foreste di fanerogame marine o posidonia oceanica, una pianta acquatica capace di assorbire anidride carbonica in quantità 50 volte superiore alle foreste pluviali.