'La complicanza della neuropatia post erpetica può compromettere l'efficacia della cura per il cancro' Padova, 28 giu. (Adnkronos Salute) - "Purtroppo i tassi di vaccinazione negli adulti malati oncologici sono molto bassi in Italia. La vaccinazione contro lo Zoster deve rientrare nel percorso di cura del paziente. Quindi questo è il messaggio più importante che deve essere dato soprattutto agli specialisti oncologi". Così Claudio Mastroianni, presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), a margine dell'evento 'Frames - Messa a fuoco sull'Herpes zoster. Nuove prospettive di prevenzione nel paziente oncologico', promosso da Gsk e in corso a Roma. "Una delle complicanze più frequenti e più comuni" dell'infezione da Herpes zoster, sottolinea Mastroianni, "è la neuropatia periferica, una neuropatia molto dolorosa che compromette in maniera importante la qualità della vita dei pazienti che la contraggono. Può durare mesi e soprattutto, per esempio, se colpisce malati oncologici, necessita anche di terapie importanti comportando problemi di interazione con i farmaci e con il rischio anche di interrompere la terapia per la malattia di base". "Oltre alla neuropatia periferica - continua il presidente Simit - ci possono essere complicanze secondarie, infettive, sovrainfezioni batteriche e in ultimo anche manifestazioni di tipo neurologico, per esempio l'Herpes zoster oftalmico. Recentemente è stata anche dimostrata un'associazione tra l'infezione da Herpes zoster e lo sviluppo di malattie cardiovascolari e cerebrovascolari. E' un'infezione che può essere gravata da importanti complicazioni. Ci sono numerosi studi che lo stanno dimostrando e il rischio non va trascurato. Il dolore che causa è proprio legato alla neuropatia periferica e alle altre complicazioni". Contro l'infezione da Herpes zoster, nota come Fuoco di Sant'Antonio, "oggi - ricorda Mastroianni - abbiamo a disposizione un vaccino ricombinante adiuvato estremamente sicuro, che è in grado di indurre un'efficacia che supera il 90-95%. Ma una delle caratteristiche più importanti è il fatto che gli effetti di questa protezione durano anche molti anni rispetto al vaccino utilizzato in precedenza. La vaccinazione del soggetto immunocompromesso è un problema soprattutto per le complicanze che possono essere legate a questa tipologia di pazienti e questo vaccino è estremamente efficace anche in questa categoria di pazienti". Infine, il presidente Simit si sofferma sulla figura professionale più indicata per la somministrazione del vaccino. "E' importante - precisa - che la vaccinazione sia proposta dall'oncologo, perché è lo specialista di riferimento che segue questi pazienti e se si ha l'opportunità di poterlo vaccinare nel proprio ospedale sarebbe proprio l'ideale. Però tutte le occasioni per cogliere e implementare la vaccinazione sono benvenute: bisogna superare queste barriere, questi ostacoli che non rendono facilmente agevole l'implementazione di questa vaccinazione".