L’esperta al Socialized Minds, 'anche community sui social network strumento di condivisione malessere' Roma, 10 ott. (Adnkronos Salute) - "Con l’evento di oggi vogliamo dire ai giovani che soffrono di disagi mentali, che non si devono sentire soli. Dobbiamo accettare che il ‘non stare bene’ sia qualcosa di assolutamente normale. Nel momento in cui questa condizione di malessere dovesse diventare patologica, i ragazzi devono avere la possibilità di condividere la loro esperienza e devono conoscere i canali attraverso i quali chiedere aiuto. Dobbiamo andare contro lo stigma che ancora affligge le malattie mentali al fine di favorire un atteggiamento di cura per se stessi, sia dal punto di vista della salute fisica che da quello della salute mentale”. Così Valeria Locati, psicologa e psicoterapeuta, a margine dell’evento 'Socialized Minds, la salute mentale giovanile nell’era dei social’, organizzata da Janssen (Johnson & Johnson) e dall’università Milano-Bicocca, con il patrocinio del Comune di Milano, in occasione della Giornata mondiale della salute mentale 2023. Proprio i social network possono essere un canale di comunicazione e condivisione in caso di disagio mentale. “L’idea che i social siano un po’ il male di questi tempi - spiega Locati - da una parte ha una ragion d’essere, perché per certi versi esiste indubbiamente una pericolosità, dall’altra però non si deve dimenticare che questi offrono tantissime potenzialità e moltissimi spunti di riflessione per quel che riguarda la salute mentale. Pensiamo ad esempio alle community social - continua - che riuniscono chi soffre di disturbi alimentari, di problematiche legate ai disturbi di personalità o al disturbo borderline. Attraverso queste community le persone trovano nei social un modo di connettersi con altre persone e condividere la propria esperienza”. “Chiaramente - aggiunge Locati - i social non possono essere l’unico posto in cui i giovani ricercano delle informazioni e magari anche aiuto. Ci deve essere infatti anche il supporto degli adulti. I social possono essere d’aiuto perché permettono di connettere la dimensione interna a quella esterna. La semplicità di fruizione e la possibilità di apprendimento fanno dei social uno strumento utile che al contempo deve però - conclude - essere presidiato”.