Roma, 10 ott. (Adnkronos) - Nel bel mezzo di una nuova ondata di calore che sconvolge le temperature anche sulle Alpi ritardando le prime nevicate stagionali, Greenpeace Italia e il Comitato Glaciologico Italiano (Cgi) pubblicano il rapporto 'Giganti in ritirata: gli effetti della crisi climatica sui ghiacciai italiani', per lanciare un allarme sullo stato di salute di queste importanti sentinelle della crisi climatica. Lo studio è frutto di due spedizioni congiunte effettuate tra la fine di agosto e l’inizio di settembre 2023 sul Ghiacciaio dei Forni, in Alta Valtellina, nel Parco Nazionale dello Stelvio, e sul Ghiacciaio del Miage, che si trova nel versante italiano del massiccio del Monte Bianco, in Valle d’Aosta. Nel rapporto, che prende in esame due dei più estesi ed emblematici ghiacciai alpini italiani, sono pubblicati nuovi dati e confronti fotografici che mostrano come siano cambiati i due ghiacciai dalla fine dell'Ottocento a oggi. Le misure effettuate quest’anno sul Ghiacciaio dei Forni hanno permesso di evidenziare una fusione del 15% superiore a quella registrata in media negli anni precedenti, con una perdita di 9 centimetri di spessore al giorno durante l’ondata di calore della seconda metà di agosto, quando lo zero termico è rimasto per più giorni sopra i 5.000 metri. Anche il Ghiacciaio del Miage è in forte sofferenza per le temperature sempre più estreme: dal 2008 al 2022 ha perso 100 miliardi di litri di acqua, corrispondenti a 40mila piscine olimpioniche. Nel periodo 2018-2023 solo l'area del lago ha perso 1,1 miliardi di litri di acqua, con oltre un terzo delle perdite complessive registrato nell’ultimo anno. "Nel corso dell'ultimo secolo, i ghiacciai delle Alpi hanno subito una perdita di oltre il 50% della loro estensione, e di questa metà scomparsa circa il 70% è andato perduto negli ultimi trent’anni - commenta Valter Maggi, presidente del Cgi e professore presso il Dipartimento di Scienze dell'Ambiente e della Terra dell’Università Bicocca di Milano - Una tendenza che sembra aver subito un’accelerazione negli ultimi quindici anni: le ultime campagne glaciologiche hanno infatti confermato gli impatti delle attività umane sul sistema climatico del pianeta, con una notevole contrazione dei ghiacciai nel nostro Paese e con un massimo di ritiro delle fronti glaciali raggiunto nel 2022, chiamato non per niente l’annus horribilis dei ghiacciai". "Venivamo dall'estate terrificante del 2022 e speravamo che il 2023 avrebbe comportato una situazione migliore per i nostri ghiacciai, ma purtroppo la situazione sta solo peggiorando", aggiunge il glaciologo Claudio Smiraglia, già presidente del Cgi e membro del network indipendente contro il greenwashing Voci per il clima. "I ghiacciai italiani che fondono sempre più rapidamente sono l’ennesima testimonianza che la crisi climatica si sta aggravando, e la riduzione delle loro riserve idriche favorirà nuovi periodi di siccità prolungata che avranno un impatto su tutti noi - dichiara Federico Spadini, campagna Clima di Greenpeace Italia - La scienza ci dice che l’uso intensivo di petrolio, gas e carbone sta alimentando la crisi climatica. Continuare a estrarre e bruciare combustibili fossili condannerà non solo i ghiacciai, ma tutto il pianeta e le nostre vite a degli stravolgimenti mai visti. È ora che politica, aziende e media ascoltino l’allarme della comunità scientifica invece di incoraggiare il negazionismo, abbandonando le fonti fossili e promuovendo quelle rinnovabili. La montagna ci sta parlando: a noi non resta che ascoltarla e agire".