Ahmad pianista palestinese: "Hamas? Terroristi che non ci rappresentano"
Sanremo, 20 ott. (Adnkronos) - (dell'inviato Enzo Bonaiuto) - E' nato in un campo di rifugiati palestinesi in Siria; dopo un bombardamento portò il suo pianoforte in strada per suonare tra le macerie, "fra la gioia di tante persone, di tanti bambini" ma i terroristi dell'Isis arrivarono, gli dissero che la musica era proibita e diedero fuoco al suo strumento. Da lì, la sua fuga via terra e via mare e ora vive in Germania da otto anni, con la sua famiglia. Aeham Ahmad - vincitore del 'Premio Yorum', riconoscimento internazionale del 'Premio Tenco' che gli sarà consegnato sul palco del teatro Ariston di Sanremo, dove stasera si esibirà - intervistato dalla AdnKronos sul conflitto provocato dal lancio di missili e dalla strage di neonati in Israele da parte di Hamas, esclama: "Hamas come Hezbollah, come l'Isis, come Al Qaeda, non rappresenta affatto il popolo palestinese, se non in esigua minoranza, forse cinque su cento".
"Mi sento vicinissimo alla sofferenza delle persone, di tutte le vittime della violenza: vicino ai ragazzi ebrei uccisi durante una festa in Israele come alle migliaia di persone morte sotto i bombardamenti israeliani a Gaza", tiene a specificare Ahmad. Il pianista siro-palestinese è fuggito dal Medio Oriente per rifugiarsi nella 'pacifica' Europa, che però ora vede scatenato un lungo conflitto in Ucraina dopo l'invasione russa... "Putin ha appoggiato fin dall'inizio il dittatore siriano Assad e ora non mi sorprende che abbia deciso di invadere l'Ucraina - risponde - E' certamente positivo che l'Europa abbia risposto unita contro la minaccia di Mosca appoggiando Kiev e aprendo le porte a quattro milioni di rifugiati ucraini, accolti in diversi Paesi della Ue. Certo, vorrei vedere la stessa unità e la stessa capacità di accoglienza rispetto ai migranti dalla sponda africana del Mediterraneo... Non devono esserci popolazioni di Serie A e popolazioni di Serie B o C".
Osserva poi sconsolato Aeham Ahmad: "Molte cose nella mia vita sono cambiate in questi dieci anni, per me e per la mia famiglia, ma in Palestina e in Israele, come in Afghanistan o in Iraq, non è cambiato nulla. Quanto in particolare a Gaza, vorrei far presente una cosa: se rinchiudendo nei centri di rimpatrio italiani per mesi i migranti si può provocare una situazione esplosiva, figuriamoci quale può essere la reazione di due milioni di persone chiuse nella prigione a cielo aperto di Gaza... Ma io continuo a lottare con la musica per la pace: basta sangue, basta bombe, basta guerra, basta morte!".