Milano, 10 nov. (Adnkronos Salute) - "Claire e io siamo ancora una volta disgustati da un'altra decisione unilaterale dei giudici e del Trust. Il mondo intero sta guardando ed è scioccato da come siamo stati trattati". Sono le dichiarazioni amareggiate di Dean Gregory, papà della piccola Indi, dopo l'udienza di oggi che si è conclusa con un no dei giudici a tutte le richieste avanzate. A diffonderle è stata l'organizzazione Christian Concern, che sta supportando genitori della bimba di 8 mesi affetta da una grave e rara malattia mitocondriale per la quale è stata confermata la sospensione dei supporti vitali. "Questo sembra come l'ultimo calcio nei denti. Non rinunceremo a lottare per la possibilità di nostra figlia di vivere fino alla fine", ha aggiunto. "Claire ed io - sottolinea papà Dean - abbiamo sempre desiderato ciò che è nel migliore interesse di Indi. Lei ha diritti umani e volevamo che ricevesse le migliori cure possibili. Se il Regno Unito non ha voluto finanziarlo, perché non può andare in Italia e ricevere le cure e l'assistenza che lo straordinario primo Ministro e il Governo italiano hanno offerto?", chiede il papà ribadendo di voler continuare a lottare. Christian Concern ha poi spiegato nel dettaglio quali sono state le conclusioni dei giudici che si sono espressi oggi, i quali, ha dichiarato l'organizzazione, "hanno stabilito in modo controverso che l'intervento italiano nel caso di Indi Gregory ai sensi della Convenzione dell'Aia è 'totalmente mal concepito' e 'non nello spirito della convenzione'. Inoltre la corte ha "rifiutato alla famiglia il permesso di appellarsi contro una sentenza secondo la quale il supporto vitale di Indi non può essere rimosso a casa", negando di fatto la possibilità di gestire il fine vita della piccola al domicilio. "Hanno invece ordinato la rimozione immediata del supporto vitale di Indi, ma non sono stati specificati né l'ora né il luogo", ha aggiunto l'ente. Oggi è stato anche reso noto che lo stesso premier italiano Giorgia Meloni ha scritto per chiedere collaborazione fra i due Paesi si fini del trasferimento della piccola. "Nonostante la sentenza di oggi e le osservazioni dei giudici della Corte d'Appello, non è ancora chiaro come i tribunali britannici risponderanno ufficialmente alla richiesta avanzata dal 'tutore' italiano di Indi", conclude Christian Concern. "E' viva. Si muove. Si vede che soffre e che sta male. Ricordo quando era possibile l'ho tenuta in braccio, l'ho lavata, pulita. Cercava di esprimersi, di farsi capire certo con un linguaggio da bambina molto piccola", ha detto ancora Dean Gregory a Bruno Vesta durante il programma 'Cinque Minuti' su Rai 1. La decisione della Corte d'appello britannica è "molto difficile da accettare. Speravano nel trasferimento in Italia, a Roma, per una terapia, per curarla". Delle tre sorelle di Indi, ha raccontato ancora Dean Gregory, "la sorella più grande per molto tempo è stata in ospedale con Indi, si è presa cura di lei e mi ha chiesto se c'era la possibilità di portarla in Italia, ma....".