Superbonus: i costi della misura per le casse dello Stato
(Adnkronos) - Nel complesso il valore degli interventi relativi al superbonus ammessi a detrazione ha raggiunto i 92,4 miliardi di euro. Il dato è stato indicato nell’ultimo report dell’ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, che mensilmente fornisce il quadro aggiornato sugli investimenti.
Nel complesso, al 31 ottobre scorso, il totale delle somme si è avvicinato molto ai 94 miliardi di euro, considerano l’intero periodo a partire dall’introduzione dell’agevolazione nel mese di luglio 2020.
Cifre che pesano sui conti dello Stato e che incideranno anche sulle risorse a disposizione per le misure che saranno inserite nella Legge di Bilancio 2024.
Nel complesso, prendendo in considerazione gli investimenti relativi ai bonus edilizi nel periodo compreso tra il 2020 e il 2022, il valore si attesta nell’ordine di 90 miliardi di euro. A questi si devono aggiungere circa altri 40 miliardi di euro, stimati dal governo per l’anno 2023.
Negli ultimi mesi la crescita è accelerata e il trend dovrebbe proseguire fino alla fine dell’anno. Infine non ci sono ancora stime puntuali sull’ammontare dei cosiddetti crediti incagliati, che dovrebbe aggirarsi tra i 30 e i 50 miliardi di euro. Un ammontare rilevante che potrebbe influire sulla classificazione delle somme, alla luce delle indicazioni di Eurostat.
Gli investimenti ammessi a detrazione, relativi a interventi di superbonus, hanno raggiunto i 92,4 miliardi di euro. Sfiorano i 94 miliardi di euro se si considera il complesso degli investimenti, dall’introduzione della maxi agevolazione prevista dal decreto Rilancio nel 2020.
I dati forniti dall’ENEA nell’ultimo report mensile, aggiornato allo scorso 31 ottobre, mostrano un trend in crescita: nel solo mese di ottobre sono stati registrati 4,3 miliardi di euro di investimenti ammessi a detrazione. Un valore cresciuto rispetto a quello dei mesi precedenti. A settembre lo stesso dato si attestava a circa 3,1 miliardi di euro mentre ad agosto a 2 miliardi di euro.
La crescita può essere spiegata soprattutto dall’accelerazione registrata per gli interventi sui condomini, in vista della scadenza del 31 dicembre 2023. Dal 1° gennaio 2024, infatti, l’agevolazione sarà ridotta dal 90% o dal 110% al 70%.
Il termine del 31 dicembre è comune anche alle villette e alle unifamiliari. Entro la scadenza di fine anno i contribuenti devono sostenere le spese e, nel caso di scelta di cessione del credito o sconto in fattura, anche terminare gli interventi. Tuttavia i numeri della crescita degli investimenti delle due categorie, in termini assoluti, non sono paragonabili.
Mentre gli investimenti sui condomini sono cresciuti di circa 4,1 miliardi di euro, quelli negli edifici unifamiliari si attestano a poco più di 100 milioni di euro.
La percentuale di lavori realizzati ha raggiunto l’82,9 per cento, con un aumento dello 0,7 per cento nello scorso mese. Anche per il mese in corso e per quello successivo si prevede una conferma del trend di crescita, che potrebbe anche aumentare a ridosso della scadenza. Dal 1° gennaio, invece, l’aumento degli investimenti dovrebbe ridursi.
Gli importi complessivi del superbonus e dei bonus edilizi sui conti pubblici non sono ancora definitivi. Per avere un’idea dell'ordine di grandezza si può fare riferimento ai dati forniti dalla Banca d’Italia, nel corso dell’audizione presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato del 9 ottobre scorso.
Nel complesso i crediti maturati in relazione alle agevolazioni edilizie fino al 2022 si attestano sui 90 miliardi di euro, rappresentando il 2% del PIL dell’anno 2021 e il 2,8% di quello del 2022. Per l’anno 2023, invece, il governo ha stimato che l’importo raggiungerà i 40 miliardi di euro, ossia l’1,8%.
Nella stessa audizione è intervenuta anche la Corte dei Conti, mettendo in evidenza che il maggior tiraggio del superbonus nel 2023, che è passato dallo 0,7% all’1,8% del PIL, farà salire il debito dello 0,1% nel 2023 e dello 0,3% per ciascuno dei tre anni successivi.
Un altro dato significativo sull’impatto dei bonus edilizi sulle casse dello Stato è stato fornito dall’Ufficio parlamentare di Bilancio, ancora una volta nella stessa audizione citata. Il rapporto tra deficit e PIL è rimasto all’8 per cento per il 2022: a bilanciare gli effetti positivi è stata una previsione a rialzo delle uscite per 8,2 miliardi di euro. Le entrate si attestano a 3,7 miliardi di euro. La spesa per superbonus e bonus facciate ha superato i 4 miliardi di euro.
Le cifre sono state riviste dopo le indicazioni di Eurostat in merito alla classificazione dei crediti dei bonus edilizi. Classificazione che potrebbe però essere rivista nuovamente alla luce dell’ammontare dei crediti incagliati. Tale ammontare potrebbe non essere ritenuto irrilevante ai fini della contabilizzazione.
Sugli effetti del superbonus e più in generale delle agevolazioni edilizie sulle casse dello Stato incidono le indicazioni fornite da Eurostat.
La riclassificazione ha infatti prodotto un miglioramento per il biennio 2024-2025 e un peggioramento per l’anno successivo. Nel DEF, documento di economia e finanza, sono stati contabilizzato solo gli incentivi edilizi del 2023. Con la nuova contabilizzazione, quindi è migliorato il deficit di 0,3% del PIL nel 2024 e dello 0,2% nel 2025, mentre è peggiorato di 0,1% nel 2026.
Tale classificazione, tuttavia, non prende in considerazione i cosiddetti crediti incagliati, considerati di ammontare trascurabile. Le somme dovrebbero attestarsi nel complesso tra i 30 e i 50 miliardi di euro.
Tuttavia, una stima più puntuale si avrà dopo la scadenza del 30 novembre, termine entro il quale si può provvedere alla comunicazione all’Agenzia delle Entrate della cessione dei crediti con la remissione in bonis. Lo strumento permette di regolarizzare la situazione di quanti non hanno provveduto all’adempimento entro la scadenza dello scorso 31 marzo. Dal 1° dicembre le somme potranno essere utilizzate esclusivamente in compensazione e quindi si riducono le possibilità di utilizzo entro la fine dell’anno.
Se gli importi non compensati dovessero risultare significativi, dovrebbero essere considerati “non pagabili” e riclassificati per cassa, quindi le somme del periodo compreso tra il 2020 e il 2023 potrebbero essere contabilizzate anche negli anni seguenti.
A riguardo sarà importante capire se ci saranno nuovi interventi per permettere lo “sblocco” delle somme congelate nei cassetti fiscali di cittadini e imprese.
In merito si segnala anche l’intervento dell’ABI, associazione bancaria italiana, nel corso dell’audizione presso le commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato sulla Manovra 2024, che ha sottolineato lo sforzo del settore bancario per la riattivazione del riacquisto dei crediti, così come i tempi più lunghi rispetto a soluzioni più dirette. Per una stima più precisa degli effetti della riclassificazione delle somme si dovrà attendere.