Il grido degli ex leader no global: "In piazza manca una guida, per i sindacati è l'ultima chance"
Roma, 14 nov. (AdnKronos) - La piazza di oggi a confronto con quella no global di dieci anni fa: i leader dei movimenti che agli inizi del duemila riempivano le piazze, guardano alle proteste di oggi con disillusione: quella di oggi, spiega all'Adnkronos, Vittorio Agnoletto, ex leader del movimento contro la globalizzazione, oggi tornato alla sua professione di medico, "è una piazza che sta sulla difensiva, non c'è la forte spinta propositiva che c'era quindici anni fa, ai tempi del movimento no global. Ieri c'era speranza, oggi disperazione, allora si parlava di 'noi', oggi è tutto incentrato sull''io', sul come fare a salvarsi da questa situazione".
Ma una possibilità, per i sindacati, c'è ancora: "Questa è l'ultima occasione - prosegue Agnoletto - di intestarsi la capacità di rappresentare tutti i lavoratori, a prescindere dalla loro forma contrattuale. Non so se saranno in grado di farlo, perché servirebbe un profondo cambio culturale e programmatico. In ogni caso, la battaglia deve essere fatta su temi chiari come salario minimo, reddito di cittadinanza e tutele per la maternità".
"Quindici anni fa - continua Agnoletto - era diverso: non c'era la crisi economica, il welfare reggeva e non eravamo ancora in recessione. Avevamo individuato le cause della tragedia che era in arrivo ma, in Europa, il nostro movimento si è trovato contro un muro, rappresentato dal sistema politico del 'pensiero unico' di cui oggi, in Italia, Renzi è la massima espressione. Per questo, oggi i i sindacati, che non hanno più una sponda politica, devono costruire un nuovo blocco sociale, unificando tutte le forme di lavoro e dandogli la stessa dignità e rappresentanza. Ma, attenzione - avverte Agnoletto - non bisogna arretrare di un millimetro sulla difesa dell'articolo 18".
Dello stesso avviso Francesco Caruso, ex parlamentare di rifondazione comunista e esponente del movimento no global del sud Italia, interpellato dall'Adnkronos: "Negli Usa, i sindacati stanno prendendo una piega movimentista, per intercettare quelle fasce di lavoratori meno tutelate: in Italia c'è un tentativo in questo senso, da parte dei sindacati di base e, in parte, dalla Fiom, ma senza grandi risultati, perché le organizzazioni sindacali, per non perdere il potere acquisito, fanno cartello".
"Gli indigeni zapatisti di quindici anni fa, - prosegue Caruso - oggi sono stati sostituiti dai disoccupati dell'Europa del sud: a queste persone manca una rappresentanza. La piazza di oggi è una boccata d'ossigeno, ma manca di organizzazione". L'iniziativa, avvisa Caruso, "deve, però, arrivare dal basso, radicalizzando lo scontro, ma in maniera creativa, evitando forme di violenza autolesioniste che confinano in quello spazio anti-democratico dove il pensiero unico della politica cerca di rinchiudere queste forme di protesta dal basso. Cosa sono le manganellate agli operai di Terni, se non questo?"