Lo scrittore britannico, ogni volta che c'è recessione chi ha la meglio sono i partiti estremisti Roma, 4 dic. (AdnKronos) - "Credo che possiamo dire che ogni volta che c'è un periodo di recessione chi ha la meglio sono i partiti estremisti. E' normale ma, da un certo punto di vista, è anche deludente. Noi, come europei, dovremmo davvero renderci conto di quanto sia pericoloso avere dei leader politici che affermano di odiare gli stranieri. Sembra, però, che sia davvero difficile imparare sulla base di quello che la storia ci ha insegnato". Parola di Ken Follett, autore de 'I giorni dell'eternità', pubblicato in Italia da Mondadori, ultimo capitolo della trilogia 'The Century', dedicata al Novecento. "Le mie paure - dice ancora- sono rappresentate dall'odio razziale e da quello religioso e dal pericolo di perdere le nostre libertà, che non durano per sempre. Bisogna sempre lottare per poterle mantenere". Lo scrittore britannico ha incontrato la stampa a Roma, prestandosi ad una conversazione a tutto tondo, spaziando dagli argomenti principali del suo libro ai temi più caldi dell'attualità e della storia recente. Si è poi soffermato sui suoi prossimi progetti spiegando che è al lavoro "su una storia ambientata a Kingsbridge, la città fittizia dove si svolgeva 'I pilastri della terra' (pubblicato nel 1989, ndr)". Il personaggio principale è la regina Elisabetta I d'Inghilterra. C'era una sacco di gente -ha detto Follett- che la voleva uccidere e tra quelli che la volevano morta c'era Filippo di Spagna. Per cercare di sopravvivere, Elisabetta I fondò il primo servizio segreto della storia. Il romanzo, quindi, riguarda spie ed agenti segreti ed è ambientato nel XVI secolo". A chi gli ha chiesto il suo giudizio sulla politica italiana, e in particolare su Matteo Renzi, Follett ha poi risposto che "ciò che ha prevalso nel corso dell'ultimo secolo è il punto di vista dei socialdemocratici. Il comunismo e il fascismo sono risultati un fallimento e di fatto il capitalismo non è stato sufficiente a farci superare determinate problematiche. Il punto di vista della socialdemocrazia è stato quello che, in un modo o nell'altro, ha avuto la meglio nel corso del ventesimo secolo. Quello che invece mi colpisce è che l'Italia è un Paese dove non c'è mai stata una tradizione radicata di democrazia sociale". Passando dai fenomeni politici agli interpreti principali che hanno caratterizzato il Novecento, Follett non ha avuto dubbi: "Nel mio libro appare chiaramente che l'uomo che prediligo negli ultimi cinquant'anni è Martin Luther King. Ciò che ammiro è la sua capacità di elevarsi dalla passione riuscendo ad avere un suo punto morale". Lo scrittore, che sabato viaggerà tra Roma e Milano, dove firmerà su un treno Italo le copie del suo libro, ha speso parole positive sulle migrazioni che hanno attraversato e attraversano il Vecchio Continente. La storia delle migrazioni, ha spiegato, "è forse la storia più vecchia che definisce la storia dell'umanità. L'odio, dal punto di vista sociale, si è sempre sfogato contro i migranti e gli stranieri. I flussi umani sono sempre stati un fattore positivo: per la Gran Bretagna, ad esempio, va ricordato che i romani ci hanno costruito la rete viaria; i normanni sono riusciti a costruire le nostre cattedrali; gli ugonotti hanno messo in piedi l'industria tessile". Quanto ai cinesi e agli indiani "sono stati gli unici ad impiantare ristoranti dove si mangiasse decentemente nel mio Paese anche se ora le cose sono un po' cambiate. I flussi migratori sono sempre stati un fattore positivo". Positivo Follett lo è sul nostro presente: "Nonostante le guerre, i genocidi, le carestie che ci sono stati nel Ventesimo secolo, comunque ci troviamo a vivere in un mondo decisamente migliore rispetto a quello di cent'anni fa. Ora, rispetto al 1914, tutti i Paesi europei anche se in misura diversa sono democratici". Un presente nel quale, per Follett "ha avuto un effetto estremamente positivo" Papa Francesco: "Qualcuno si è reso conto in Vaticano dei danni arrecati alla Chiesa da decenni di conservatorismo e di papi conservatori. Francesco ha cercato di affrontare la situazione in modo più moderno e compassionevole. Nessuno -ha sottolineato- avrebbe immaginato di avere un Papa che, sul problema dell'omosessualità, arrivasse a dire, 'chi sono io per giudicare questa gente'".