Riforme, alta tensione fra governo e minoranza Pd. E Civati minaccia la scissione
Roma, 13 dic. (AdnKronos) - Alta tensione fra governo e minoranza Pd sul fronte delle riforme. I deputati della minoranza dem in commissione Affari costituzionali della Camera hanno chiesto di essere sostituiti per le votazioni degli emendamenti alle riforme. Gli stessi deputati poco dopo hanno deciso di rientrare per adesso commissione, dove si sta andando avanti con le votazioni sugli emendamenti alle riforme. Alfredo D'Attorre, però, specifica: "Se ora si impedisse l'approvazione di una norma assolutamente necessaria come quella sul sindacato di costituzionalità, per noi indispensabile, è probabile che alcuni di noi per evitare di creare ulteriori tensioni o spaccature decida di rinunciare di partecipare alla conclusione dei lavori in commissione e chieda di essere sostituito".
Dalla minoranza Pd intanto Pippo Civati rinnova le critiche a Renzi e minaccia la scissione. "Al Nazareno si abbracciano molto, noi invece parliamo con i cittadini e costruiamo una prospettiva di governo diversa, sperando, invece di dover leggere sui giornali che Renzi vuole eliminare i dissidenti, che si possa tornare a discutere per un centrosinistra diverso", dice a Bologna.
"Se Renzi si presenta con il Jobs act e con le cose che sta dicendo, alle elezioni a marzo non saremo candidati con Renzi" avverte Civati. "Se la legislatura proseguirà, noi abbiamo un programma e un progetto, ci si rivolge alle forze parlamentari senza guardare alla loro provenienza, chi è d'accordo sottoscrive il patto e si vota di conseguenza in Parlamento". In particolare, sottolinea Civati, "quando si tratta di Costituzione, non c'è una disciplina di partito". "Non c'è neanche un programma elettorale né un programma di governo -ricorda Civati- perché Renzi non ha mai scritto nulla, quindi ci sentiamo responsabilmente liberi".
L'esponente della minoranza Pd ribadisce: "Un partito a sinistra del Pd si costituirà se Renzi continua così, non è colpa o responsabilità nostra" afferma parlando con i cronisti a Bologna, prima di entrare alle Scuderie dove ha convocato la convention per discutere il cosiddetto 'Patto del non Nazareno'. "Noi segnaliamo questioni fondamentali come una riforma della Costituzione fatta meglio -aggiunge Civati- una legge elettorale in cui i cittadini scelgano gli eletti e non siano i politici a scegliersi tra loro, una riforma del lavoro che non sia di destra come quella che abbiamo visto finora". "Per me il percorso non finisce qui -chiarisce Civati- e non è necessario scindersi, se però non c'è la possibilità da parte di Renzi a confrontarsi con questa parte di paese, ognuno ne trarrà le conseguenze". A chi dunque gli domandava se in caso di elezioni anticipate sia da considerarsi non scontato il sostegno all'attuale premier, Civati ha risposto: "No, direi il contrario". "Se il programma elettorale, questa volta lo scriviamo e non sono considerate le nostre ragioni -ha chiarito Civati- è più serio dire 'andate avanti voi da un'altra parte, noi faremo qualcosa di diverso'". "Non è una scissione -ha concluso- è una presa d'atto di una differenza".