- Colpevole, per la prima volta. E' Alberto Stasi, per i giudici milanesi dell'appello 'bis', l'assassino della fidanzata Chiara Poggi, uccisa nella villetta di via Pascoli a Garlasco (Pavia) il 13 agosto 2007. Già assolto in due gradi di giudizio con sentenze poi annullate dalla Cassazione, oggi per l'imputato - da sempre sospettato numero uno dell'inchiesta - è arrivata la condanna a 16 anni di carcere. Accolta in parte la richiesta dell'accusa: per Stasi non è stata riconosciuta l'aggravante della crudeltà che era stata contestata dal sostituto procuratore che aveva chiesto una pena di 30 anni. Da qui, considerate le aggravanti equivalenti alle attenuanti, la pena inferiore alla richiesta dell'accusa. "Siamo soddisfatti, non abbiamo mai mollato" ha commentato la mamma di Chiara, Rita Preda. "Finalmente arriva la verità per mia figlia" ha detto il papà di Chiara, Giuseppe Poggi. "Volevamo la verità, oggi abbiamo avuto risposte" ha aggiunto Gian Luigi Tizzoni, avvocato della famiglia Poggi, commentando la sentenza. "Non cercate a tutti i costi un colpevole condannando un innocente. Sono anni che sono sottoposto a questa pressione . Mi appello alle vostre coscienze: spero che mi assolviate" sono state le parole di Alberto Stasi pronunciate poco prima della sentenza, quando ha preso per la prima volta la parola in aula, prima che i giudici della Corte d'Assise d'Appello di Muilano si ritirassero in camera di consiglio per decidere il verdetto. Stasi ha ricordato ai due giudici togati e ai giudici popolari che "la morte di Chiara è stato un dramma anche per me perchè lei era la mia fidanzata". Una "notte difficile, insonne, di attesa, Chiara c'è sempre stata vicina", ha invece raccontato la mamma di Chiara a chi le è stata vicino mentre si era in attesa del verdetto. Mamma Rita, insieme a papà Giuseppe e al figlio Marco, hanno assistito in aula all'ultima udienza del processo d'appello 'bis'. A pochi passi di distanza Alberto, che ha chiesto "giustizia, ma non a tutti i costi, non sulla sua testa". Il sostituto procuratore Laura Barbaini e la difesa hanno consegnato due memorie. Dopo le repliche della pubblica accusa e controrepliche, i giudici si sono riuniti in camera di consiglio. L'ex studente della Bocconi ha rischiato una condanna a 30 anni di carcere, poco meno dei suoi 31 anni, gli ultimi sette dei quali passati a difendersi dall'accusa di aver ucciso "con crudeltà" la fidanzata Chiara Poggi. È lui che quel maledetto 13 agosto del 2007 ha trovato il corpo senza vita nella villetta di via Pascoli a Garlasco (Pavia), ed è su di lui che hanno puntano dritte le indagini. Nel pomeriggio, per la prima volta nel processo d'appello 'bis' - con rito abbreviato e porte chiuse - l'aula è stata aperta alla stampa perchè assistessero anche i media alla lettura del dispositivo. In mattinata, è stato dato spazio alle repliche del sostituto procuratore Laura Barbaini, parola alla parte civile con gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, quindi le conclusioni del pool difensivo guidato da Angelo e Fabio Giarda. Solo al termine della camera di consiglio il giudice Barbara Bellerio ha letto la decisione di togati e giudici popolari. Ed è stata una decisione di condanna.