(AdnKronos) - Il piano Juncker sotto la lente del vertice Ue, oggi, a Bruxelles. Il programma che prevede uno stanziamento finale di 315 miliardi di euro complessivi con un capitale d'avvio di 21 miliardi, di cui però solo 13 effettivi, e destinato, almeno nelle intenzioni, a colmare il vuoto di investimenti ereditato dagli anni di crisi, sarà sul tavolo della riunione dei capi di governo. Un piano per il quale il premier italiano Matteo Renzi, sceglie però la cautela: ''mi pare che un passo avanti ci sia stato, va nella nostra direzione, nella direzione di considerare investimenti fatti con il piano fuori dai confini del Patto di stabilità. Ma finchè non vediamo la conclusione dei lavori, non siamo in grado di dirlo'', dice prima dell'avvio dei lavori. E prudente è anche il giudizio del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan secondo il quale il piano "è un buon punto di partenza" ma "c'è ancora lavoro da fare" per "capire in che modo le risorse che andranno ad alimentare il Fondo strategico saranno allocate". Nelle aspettative italiane, infatti, sopratutto "misure concrete per cambiare la prospettiva della crescita e dell'occupazione", ha aggiunto ed un celerità di attuazione, "in 6 mesi", stima ancora Padoan. E sul piano Juncker e' intervenuto oggi anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. ''E' innegabile che la Commissione Juncker abbia un profilo più nettamente sovranazionale e si ponga obiettivi ambiziosi per rispondere alle sfide comuni in una chiave certamente più 'politica' di quelle che l'hanno preceduta'', dice guardando ad una Europa che ''sia pur lentamente e con difficoltà e contrasti, inizia a considerare se stessa e a funzionare come un'entità politica unitaria, in cui pur convivono tanti e diversissimi approcci, interessi, identità culturali, valori e aspirazioni'' D'altra parte, prosegue, è "una imprescindibile necessità" che la Ue sia ''nuovamente motore di crescita e di sviluppo" anche per rispondere alla ''rapida e preoccupante crescita di movimenti e partiti euroscettici o apertamente antieuropei. Ma se il governo procede con i piedi di piombo è l'Ance, i costruttori italiani, a bocciare categoricamente il piano. "Non funziona, è troppo debole: per ogni miliardo del fondo bisognerà reperirne altri 14 privati e pubblici e comunque sono certi soltanto 21 miliardi", denuncia il presidente, Paolo Buzzetti, che ribadisce la richiesta "di portare fuori dal patto non solo le grandi opere, ma anche le opere per il dissesto idrogeologico e per l'edilizio scolastica". Ma segnali in questa direzione, nel piano, "non ne abbiamo visti". Intanto a Roma, il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, incontra il neo-Commissario europeo all’Industria, Elzbieta Bienkowska, nella sua prima missione in Italia. Al centro dell’incontro, oltre ad alcuni dossier particolarmente rilevanti, dal regolamento sul “Made in” al sistema di etichettatura a semaforo, anche il piano Juncker per il quale Guidi ha chiesto al Commissario "di stimolare l’attività del gruppo e del Consiglio nell’ambito delle future decisioni sul piano nel suo complesso, strumento utile per rilanciare concrete proposte volte a stimolare la crescita e lo sviluppo industriale dell’Europa".