Marò, Renzi da Napolitano: "Impegnati a trovare una soluzione condivisa il prima possibile"
Roma, 23 dic. (AdnKronos) - La situazione dei marò, Salvatore Girone e Massimliano Latorre, le misure relative al lavoro e al fisco domani all'esame del Consiglio dei ministri. Di questo hanno parlato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e il premier Matteo Renzi nel colloquio questa mattina al Quirinale.
Prima ancora dell'incontro, nel corso di un'intervista, Renzi ha annunciato che il governo italiano sui due marò ''è impegnato'' per trovare una ''soluzione condivisa'' con il governo indiano ''il prima possibile'' e ha sottolineato che ''per la prima volta dopo mesi, il governo indiano ha espresso il desiderio di trovare una soluzione condivisa con il governo italiano. E' la prima volta che accade in tre anni'' cioè da quando c'è stato quello che Renzi ha definito un ''incredibile pasticcio causato da una serie di errori grossolani''. "Dobbiamo portare tutti in Italia'' definitivamente, ha aggiunto, ''se c'era da fare un processo sono passati quasi tre anni'', quindi ''siamo al lavoro con il governo, in un clima di rispetto reciproco, ma chiediamo che si faccia rapidamente''.
E mentre Elio Vito, presidente della commissione Difesa della Camera, chiede che Renzi riferisca alle Camere sulla situazione dei due fucilieri, l'ex ministro degli esteri, l'ambasciatore Giulio Terzi commentando le voci secondo le quali l'Italia penserebbe di chiedere scusa all'India sul caso dei due fucilieri ha detto all'Adnkronos che "le notizie che pervengono da New Delhi significherebbero abdicare ancora una volta alla nostra sovranità".
"Facciamo le scuse a chi ci ha preso gli ostaggi con un trucco, e facciamo le scuse noi per averli loro presi", ha dichiarato Terzi. Quindi, "riconosciamo formalmente e nella sostanza, oltre che con il pagamento risarcitorio, che il fatto è avvenuto come lo descrivono senza prove gli indiani e che l'Italia, e non l'India è la parte offesa, ignorando il "sequestro" dei marò in acque internazionali. Oltre che - ha proseguito - la persecuzione e gli oltraggi nei confronti di due esponenti delle nostre forze armate per tre anni e la violazione gravissima della Convenzione di Vienna bloccando a metà marzo 2013 l'ambasciatore italiano in India Mancini, con proteste durissime della stessa Ue oltre che italiane ma senza mai alcuna "soddisfazione" né scuse formali da parte indiana. La proposta, se confermata, affonda ancor più la credibilità internazionale del nostro Paese".