Renzi: "La norma sugli statali nel ddl Madia". E assicura: "Nessun contagio da Grecia"
Il nostro modello è la Germania - Se fosse possibile aumenterei bonus 80 euro
Roma, 29 dic. (AdnKronos) - Il Jobs act disciplina "i rapporti del pubblico impiego''; c'è una riforma in Parlamento che si occupa di loro e che sarà al centro del dibattito tra febbraio e marzo. Il premier Matteo Renzi non ci sta al ''dibattito ideologico costante'' sul mondo del lavoro e si prende tutta la responsabilità delle decisione, presa nel Consiglio dei ministri, di escludere dai decreti delegati il riferimento al pubblico impiego: ''Ho proposto io di togliere la norma''. Quindi sarà il ddl Madia a ''cambiare'' il sistema del pubblico impiego, creando un meccanismo per cui ''chi sbaglia paga''. Perché ''per i cosiddetti fannulloni va messa la condizione di mandarli a casa''.
Nel corso della conferenza di fine anno il premier rivendica i successi ottenuti nei primi 10 mesi del suo governo e parla del futuro del paese: ''Sono molto più convinto di febbraio che l'Italia ce la farà''. E assicura di non essere ''per niente preoccupato delle sfide che ha davanti l'Italia nel 2015''. La parola d'ordine per il prossimo anno ''è ritmo, senso di cambiamento, urgenza". "Riusciremo non solo a rimettere in moto l'Italia ma a farla correre". Il paese ''deve riprendere il suo ruolo nel mondo perché siamo convinti che l'Ue e il mondo abbiano bisogno dell'Italia e per questo occorre lavorare".
La Germania è ''il nostro modello da seguire'' e riuscire a fare meglio ''è un obiettivo alla nostra portata''. In 10 mesi ''abbiamo fatto una riforma del mondo del lavoro che è molto più flessibile'' della Germania. Secondo Renzi ''la similitudine andrebbe fatta tra noi e la Germania" e non con la Grecia. "Siamo paesi profondamenti diversi; l'Italia ha una grande industria manifatturiera, condizioni economiche decisamente positive, ha il grande problema del debito, delle riforme e della mancanza di crescita, e su questo stiamo lavorando". Quindi ''mi sento di escludere totalmente un effetto contagio''.
Il presidente del Consiglio parla dei successi ottenuti nel corso dei sei mesi di guida italiana in Europa, con l'introduzione nel vocabolario della parola ''flessibilità'' che all'inizio ''sembrava una parolaccia''. "Gli investimenti sono il tema centrale e la novità del nostro semestre è che gli investimenti saranno fuori dal 3%" ma su questo "è stato affermato un principio ma non è stato declinato". Si stanno facendo passi in avanti e "il piano Junker e' un primo passo ma non e' certo sufficiente". Lo scomputo degli investimenti dal tetto del 3% deficit-pil previsto dalle regole Ue "è la nostra battaglia storica, speriamo che la Commissione la faccia propria, il resto ''lo scopriremo solo vivendo'".
Nel percorso di spending review Renzi conferma il raggiungimento degli obiettivi ''che abbiamo finora completamente raggiunto''. Nell'arco del triennio si arriverà a un taglio di quasi due punti di pil. E spiega: ''La vera spending review non la fa un commissario'' ma si ottiene attraverso un percorso di trasparenza, mettendo online le spese''. Su alcune voci, ammette, ''si è fatto poco''; come nel caso della bolletta elettrica degli immobili pubblici che costa 5 miliardi di euro. Più in generale, per quanto riguarda il capitolo relativo alla dismissione del patrimonio pubblico immobiliare, secondo il premier occorre procedere con un'operazione ''molto ardita''.
"L'obiettivo del taglio delle partecipate da 8mila a mille c'è e sarà realizzato, ma verrà fatto in modo serio e senza spot", assicura Renzi. "Lo dico senza timore di smentita: non c'è alcun progetto Cottarelli - aggiunge in riferimento all'ex commissario alla revisione della spesa - ma c'è un obiettivo Cottarelli di ridurre le partecipate da 8mila a mille, condiviso" ma "il modo di farlo deve essere serio perché nel passato i governi hanno cambiato le norme ogni tre per due".
Renzi ricorda: "da sindaco di Firenze c'erano 5 aziende per i rifiuti in un sola provinca. Da lì l'esigenza di mettersi d'accordo con gli altri cittadini per passare a una sola azienda per tre province e questo vuol dire che i sindaci fanno un'operazione di serietà, ma - spiega Renzi - ogni volta che dovevano chiuderla il governo cambiava una norma".
"Noi abbiamo scelto un canale dove intervenite e abbiamo scelto il ddl Madia su Pa", spega Renzi, sottolineando la necessità che prima di quotare eventualmente in Borsa una partecipata con "margini di inefficienza pazzeschi", è necessario aggregarla con altre municipalizzate, bisogna "compattarle, costringerle a mettersi insieme, creando un soggetto che è in grado di fare da collettore, cucitura e poi in caso discutere se quotarle il borsa". Diversamente quotare aziende inefficienti sarebbe solo "un esercizio vuoto e retorico". Quanto al processo di privatizzazione, per Renzi ''è evidente che intervenire quando il mercato non lo consente non è una privatizzazione ma una svendita''. ''Personalmente credo che la privatizzazione ulteriore di Eni sia tutta da verificare alla luce del mercato di oggi; con il petrolio in queste condizioni dobbiamo valutare e riflettere''. Mentre conferma ulteriori passi in avanti, nel 2015, per altre due società: ''andremo su Poste'' e ''stiamo lavorando al futuro di Ferrovie''.
Tra i maggiori successi, il presidente del consiglio mette in primo piano il taglio delle tasse pari a 18 miliardi, previsto dalla legge di stabilità del prossimo anno. ''Il bonus da 80 euro lo rifarei tuta la vita, l'aumenterei se fosse possibile'', dice. La 'local tax' sulla casa, invece, non partirà dal 2015, ma dal 2016. "No. Rischiavamo di fare confusione e quindi entrerà in vigore nel 2016". "Le tasse verranno pagate una volta l'anno: poi magari si piange per una settimana". Per Renzi, ''discutere di un sistema fiscale più semplice è un dovere''.