Subacchi (Chatham House): "Nessuno scossone se la Grecia lascia l'euro"
Ma fronte aperto, Qe Bce non imminente, ipotesi fuoriuscita 'soft' e a tempo
Roma, 5 gen. (AdnKronos) - Nessuno scossone per un'Eurolandia senza Atene, ma lo scenario è in fieri ed è prevedibile che la Bce non lanci un Qe a due giorni dalle elezioni elleniche, anche considerando la ferma opposizione della Germania, capofila dei paesi rigoristi. Questa in sintesi l'analisi esposta in un'intervista all'Adnkronos da Paola Subacchi, direttore Ricerche di Economia Internazionale del Chatham House di Londra.
"Il fronte ellenico è aperto" ma "la situazione oggi è diversa rispetto al 2012 quando il rischio di una Grecia fuori dall'euro avrebbe provocato uno scossone irreparabile alla zona euro", sottolinea l'economista. "Oggi - spiega - i tempi sono cambiati, il rischio di un contagio è contenuto e uno scossone di questo tipo potrebbe essere gestito". Da qui l'intenzione di Berlino di non fare sconti ad Atene.
"La Germania terrà la linea dura condivisa dai paesi del Nord Europa", osserva Subacchi, che aggiunge: in ogni caso la situazione comunque è in fieri e "le dichiarazioni di questa o quella parte sono finalizzate ad esplorare la reazione dei mercati o la disponibilità delle parti".
E in uno scenario non ancora definito Subacchi esclude un Qe della Bce il 22 gennaio, a pochi giorni dal voto greco. "Non credo che la Bce darà corso ad un programma imminente di Quantitative easing - sottolinea - perché vista la situazione in Grecia non ci sono le condizioni sufficienti per agire in questa direzione, la Germania non lo tollererebbe ed in ogni caso non è chiaro se questo avrà un impatto sull'economia".
L'Eurotower "probabilmente - osserva il direttore Ricerche del prestigioso istituto britannico - si limiterà ad ulteriori annunci" per poi magari "intervenire nei prossimi mesi quando il quadro sarà più chiaro".
L'economista delinea infine un'ipotesi di scenario in caso di 'Grexit': un'uscita dall'euro non muro contro muro, ma "pilotata", "negoziata" e "provvisoria", prevedendo "per un certo periodo una doppia circolazione: la dracma per il mercato interno, l'euro per il debito contratto con i creditori internazionali". Dunque "una strada soft, concordata per ottenere il minimo impatto possibile", osserva. Anche perché, conclude Subacchi, "uscire dall'euro tecnicamente non è possibile ma se vogliono i greci possono farlo".