Lugano, 23 feb. (AdnKronos) - L'accordo firmato oggi a fra Italia e Svizzera, spingerà molti evasori italiani ad aderire al programma di Voluntary Disclosure. A prevederlo è l'avvocato e notaio elvetico Paolo Bernasconi, autore della legge svizzera antiriclaggio, che spiega all'Adnkronos come il Protocollo firmato oggi a Milano" influenzerà direttamente ed immediatamente il comportamento di migliaia di evasori fiscali italiani". Con l'intesa "l'Italia recupera tempo perduto", nota l'autore del libro: "Avvocato dove vado? Segreto bancario svizzero e globalizzazione: dove vanno i contribuenti svizzeri ed esteri, i capitali, i servizi e le merci". Grazie alla firma dell'accordo, sottolinea l'avvocato elvetico, "la Svizzera viene radiata dalla lista dei paesi non cooperativi in materia fiscale. Di conseguenza, coloro che aderiscono al programma di autodenuncia fiscale (Voluntary Disclosure), dichiarando valori patrimoniali detenuti presso banche svizzere, nonché partecipazioni in imprese svizzere e immobili in territorio svizzero, non saranno penalizzati sul piano del calcolo dei tributi evasi, che verranno computati esclusivamente per il periodo degli ultimi 5 anni". A quanto mi risulta, essendo consultato da numerosi contribuenti italiani, si tratta sicuramente di una novità che influenzerà piuttosto nel senso di aderire alla Voluntary Disclosure". "L’Agenzia delle entrate - spiega Bernasconi - potrà ora presentare domande di informazione e di mezzi di prova, anche bancari, al Fisco svizzero, non più soltanto nell’interesse di procedure per frode fiscale, bensì anche nell’interesse di procedure per infrazioni fiscali non fraudolente, come per esempio la dichiarazione fiscale inveritiera". Con questa intesa, "l’Italia recupera il tempo perduto". "Già da parecchi anni, - ricorda l'avvocato- la Svizzera aveva effettuato queste concessioni a favore di parecchie decine di altri paesi, e ciò in esecuzione della ormai storica decisione del Governo svizzero, del 13 marzo 2009, di conformare il diritto interno svizzero ai requisiti minimi dell’Ocse riguardanti la cooperazione internazionale in materia fiscale. Nel frattempo, il Governo svizzero ha annunciato la propria adesione anche al programma di scambio automatico di informazioni, che avverrà però non prima del 2018". A questo punto, sottolinea Bernasconi, "per il contribuente italiano il rischio di essere scoperto e quindi punito dalle autorità fiscali del suo paese sta aumentando considerevolmente, finché raggiungerà il tetto massimo con lo scambio automatico di informazioni". E' veramente la fine dei paradisi fiscali?, chiediamo a Bernasconi. "I rifugi fiscali più solidi ed efficienti dal punto di vista economico ed amministrativo - spiega l'avvocato - come per esempio, la Svizzera, Singapore, Montecarlo e Liechtenstein, hanno ormai definitivamente imboccato la strada della conformità fiscale. Ma ne rimangono ancora parecchi altri, come dimostrano le destinazioni scelte ancora recentemente da parte degli “irriducibili”: Dubai, Londra, Mauritius, Serbia, Seychelles, Slovacchia, Slovenia, Tunisia e simili. Ma si tratta di rifugi poco sicuri da altri punti di vista".