Appello di Laura Boldrini, basta parole solo al maschile.
rispettare guida Accademia Crusca
Roma, 5 mar. (AdnKronos) - Il presidente o la presidente a seconda del genere della persona che ricopre la carica e, in base allo stesso principio, il deputato o la deputata. La presidente della Camera mette nero su bianco la richiesta, espressa più volte verbalmente, di rispettare questa regola, richiamandosi anche a quanto indicato dall'Accademia della Crusca. Lo fa in una lettera scritta alle colleghe e ai colleghi di Montecitorio alla vigilia dell'8 marzo e mentre alla sala della Regina si svolge il convegno "Non Siamo Così. Donne, parole e immagini", iniziativa dedicata al linguaggio di genere e alla rappresentazione del femminile.
Boldrini ricorda innanzi tutto che "in questa legislatura si registra il numero più elevato di deputate, circa il 30%, così come si riscontra un significativo numero di donne che rivestono cariche e ruoli istituzionali". Una constatazione dalla quale scaturisce la necessità di adeguare il "linguaggio parlamentare al ruolo istituzionale, sociale e professionale assunto dalle donne e al pieno rispetto delle identità di genere. Credo sia importante da parte della presidenza della Camera -scrive Boldrini- richiamare l'attenzione sulle modalità di svolgimento dei dibattiti parlamentari, in Aula e presso gli altri organi parlamentari".
Di qui la richiesta che "negli interventi svolti nel corso delle sedute dell'Assemblea e degli altri organi della Camera le cariche e i ruoli istituzionali siano richiamati nelle forme corrette, ossia secondo il genere proprio della persona cui essi si riferiscono".
Un'indicazione che va di pari passo con quanto segnalato alla Segreteria generale di Montecitorio, invitata a rispettare l'identità di genere quando nei resoconti parlamentari vengono indicati accanto ai nomi la carica e il ruolo ricoperti.
Una presa di posizione supportata da quanto segnalato dalla Guida alla redazione degli atti amministrativi predisposta dall'Accademia della Crusca, che, ricorda Boldrini, ha "ritenuto non corretto sul piano linguistico il ricorso al genere maschile per riferirsi a una carica o a un ruolo istituzionale ricoperti da una donna".