Chiusa l'inchiesta per il fallimento Imco, Peluso rischia il processo
Milano, 12 mar.(AdnKronos) - Chiuse le indagini nei confronti di Piergiorgio Peluso, figlio dell'ex ministro Annamaria Cancellieri, accusato di concorso in bancarotta in relazione al fallimento di Imco, una delle holding della famiglia Ligresti, ai tempi soci di Fonsai. Peluso, attualmente direttore finanziario di Telecom Italia, è indagato in qualità di ex "amministratore delegato di Unicredit Corporate Banking".
Oltre a Peluso sono indagate altre 12 persone: Salvatore Rubino, presidente del cda di Imco e direttore generale di Sinergia, Andrea Gardelli amministratore delegato di imco, Danilo Bassi e Giuseppe Desantis, entrambi consiglieri di Imco e Sinergia, Fausto Nunzi, consigliere di Imco e presidente di Sinergia, Antonino D'Ambrosio, presidente dei collegi sindacali di Imco e Sinergia, Mauro Lucaferri e Marco Magnaghi, sindaci di Imco, Carla Bettega e Barbara Mantovani, sindaci di Sinergia, Angelo Pisanu Petrini e Ulderico Capocasale, consiglieri di Sinergia.
L'accusa è di aver "dissipato il patrimonio di Imco con una operazione, "preparata nei mesi precedenti e perfezionata il 5 agosto 2010, attraverso la quale Imco "assumeva il rilevante debito già in capo alla controllante Sinergia, si indebitava verso i medesimi creditori, concedeva garanzie sui propri beni e specialmente l'area Cerba, giustificava il versamento alla controllante con l'acquisto di un cespite (tenuta Cesarina) privo di valore commerciale". In questo modo, "cagionavano il dissesto di Imco", con "le aggravanti di avere commessi più fatti di bancarotta fraudolenta e di avere causato un danno patrimoniale di rilevante gravità", si legge nel capo di imputazione.
Il pm Luigi Orsi, titolare dell'inchiesta, contesta agli indagati una serie di passaggi che hanno portato al dissesto di Imco. In particolare "Imco si accollava la quota di un finanziamento già concesso da Ge Capital alla controllante Sinergia per 20 milioni", e poi ancora "sottoscriveva un contratto di finanziamento con Ge Capital per 33 milioni, a garanzia del quale Imco e Sinergia costituivano in pegno 20 milioni di azioni (4,9% del capitale sociale) di Premafin, di cui 8,15 milioni di proprietà di Imco e 11,85 milioni di proprietà di Sinergia e 40 quote del fondo Uno - Fondo sviluppo", si sottolinea nel capo di imputazione.
La società (Imco), dichiarata fallita dal tribunale di Milano il 13 giugno 2012 insieme alla controllante (Sinergia), "sottoscriveva un ulteriore contratto di finanziamento con Unicredit Corporate Banking, Banca Popolare di Milano e Banca Popolare di Sondrio per un importo complessivo di 120 milioni di euro, che veniva erogato per 100 milioni da Unicredit, per 15 milioni da Banca Popolare di Milano e per 5 milioni da Banca Popolare di Sondrio ". Tale debito, veniva garantito da Imco "iscrivendo ipoteca volontaria sull'area Cerba per 240 milioni e pegno su un conto corrente acceso presso Unicredit Corporate Banking" e da Sinergia "concedendo pegno numero 6 milioni di azioni di Imco".
Nell'agosto 2010 Imco ha così ricevuto 153 milioni con i quali ha acquistato "la partecipazione di controllo detenuta da Sinergia nella società agricola Tenuta Cesarina per 76 milioni di euro", ha distribuito "dividendi a Sinergia per 22,5 milioni e a Ificen per 9,7 milioni", ha erogato dividedi "a Ificen per 9,7 milioni", oltre a "rimborsare a Sinergia un finanziamento di 10 milioni, 33 milioni a Ge Capital" di cui "20 milioni relativi al finanziamento accollato da Sinergia e 13 milioni relativi al finanziamento erogato a Imco ancora coperto". Le persone indagate e i difensori hanno tempo venti giorni per presentare memorie, produrre documenti o chiedere di essere interrogate dal pm Orsi.