'Considerando che solo le Torri valgono 1 mld e mezzo di euro, il Gruppo ne vale almeno 10-15' Roma, 13 mar. (AdnKronos) - "Era ora che arrivasse una riforma importante per la Rai, come quella che si profila, perché è talmente cambiato il panorama nazionale e internazionale della comunicazione televisiva che è davvero necessario modernizzare in maniera forte la governance della più importante azienda editoriale italiana, la Rai". Agostino Saccà, ex direttore generale di Viale Mazzini, ex direttore di Rai 1 e della fiction, noto per aver raggiunto livelli di eccellenza nel varietà e nella fiction per ascolti e qualità, è entusiasta della decisione del premier Matteo Renzi di apportare dei cambiamenti in casa Rai. Un'azienda, fa notare Saccà, che "dopo 27 anni è riuscita a conservare sostanzialmente la sua quota di mercato. Nell'87, anno di nascita dell'auditel, aveva il 44% di ascolti, oggi il 40%. E' la sola azienda al mondo che ha conservato un dato del genere in così tanto tempo". "Al di là di quel che si dice, questi sono i fatti. Il governo , però, sembra molto consapevole del valore della Rai e vuole mettere a frutto pienamente il suo patrimonio di competenze e professionalità. Con l'operazione RaiWay poi ne ha testato il valore industriale e, considerando che solo le Torri valgono 1 mld e mezzo di euro (a tanto, infatti, dopo la quotazione in borsa pari a 1 mld e 100 milioni, è schizzato il valore con l'opas di Ei Towers) quanto vale allora la Rai? Almeno 10-15 miliardi di euro. Ecco, mi pare che il premier abbia rispetto per questa Azienda, oltre che la percezione chiara dell'importanza della Rai per lo sviluppo del paese e gli va riconosciuto il merito e il coraggio di aver capito che ora bisogna proprio adeguare la governance e l'organizzazione dell'Azienda". "Se andasse in crisi la Rai, andrebbe in crisi l'industria audiotelevisiva italiana. Chi farebbe infatti documentari, fiction, cartoni animati, film? E' la Rai che li fa. Ecco perché - scandisce Saccà - fare una riforma dove c'è un capo che risponde di quello che fa con responsabilità chiare e non diluite (come invece accade oggi) è importante. E non importa se sia il governo o il Parlamento a nominarlo, il punto è che sia un capo azienda visibile, responsabile, come d'altronde accade ovunque, e tanto più, questo, in un momento in cui l'audiovisivo non è solo una necessità per il racconto nazionale, ma è il modo più importante che hanno i paesi per rappresentarsi nel mondo. Ormai la comunicazione è pervasiva". "Il premier, insistendo sulla fiction, dimostra di aver capito bene come un paese che non riesce a raccontare se stesso, anche a livello internazionale, rischia di non esistere, di non avere lingua. E del resto - fa notare Saccà - non è possibile avere il 4% del commercio internazionale, come è il caso dell'Italia, se si ha appena lo 'zero virgola' del mercato internazionale dell'immaginario, perché così a lungo andare si rischia di perdere anche quel 4%". Una Rai forte con delle responsabilità di governance definite, che rispondono in modo chiaro all'azionista, è fondamentale per fare un salto di qualità nella vendita dell'immaginario italiano all'estero. Bisognava, piuttosto, fare prima una riforma del genere che segna un passaggio, anche a livello legislativo, dalla realtà del duopolio alla realtà del multipolio, non solo rispetto all'Italia (con la presenza di Sky e Discovery), ma anche al mondo, da dove stanno per arrivare realtà come Netflix". "La Rai - osserva Saccà - può diventare capofila del sistema italiano nella concorrenza internazionale ma affinché parta una stagione davvero positiva per la tv italiana e per l'industria audiovisiva italiana, dobbiamo riuscire a fare sistema". I primi grandi racconti li ha fatti la Rai - ricorda Saccà - stupendo l'Europa e anche l'America. Mi riferisco all'Odissea e alla Piovra. Possiamo continuare a portare avanti l'eccellenza ed io, da uomo della televisione che ha mangiato per una vita pane e palinsesto, credo che la visionarietà del piano Renzi, possa portare frutti. Le condizioni industriali ci sono tutte, il punto è riuscire a fare sistema e una legge di sistema, come quella che ha in mente il governo, aiuta per l'appunto a fare sistema-Paese".