In crescita del 5% rispetto al 2013, aumenta l'area di disagio sociale Roma, 21 mar. (AdnKronos) - Sono oltre 9 milioni gli italiani in difficoltà e la crisi costringe a inseguire sempre di più risparmi e promozioni​ facendo impennare la spesa low cost. Tanto che​ 7 ​famiglie ​su 10 hanno provato almeno una volta i discount nel 2014, confermando una tendenza cresciuta con la recessione e consolidatasi nel ​2012-​2013. La recessione ha ormai radicalmente alterato le abitudini al supermercato: il 74,3% degli italiani fa economia e così rispetto al 2013 sono più che raddoppiati gli acquisti di offerte speciali. Aumentano le persone che fanno shopping "per mangiare" nei negozi "a basso costo". Dagli alimenti alle bevande, ma anche prodotti per la casa e abbigliamento, gli sconti fanno gola a tutti e sono la risposta fai-da-te delle persone alla crisi. Questo il risultato di una rapporto del Centro studi ​di ​Unimpresa, che ha da un lato condotto un'indagine a campione tra i 18mila esercizi commerciali associati, e dall'altro ha calcolato, sulla base di dati Istat, l'area di disagio sociale che comprende oggi 9,21 milioni di persone, mettendo in evidenzia che cresce di quasi mezzo milione il numero degli italiani che non ce la fa. Insomma cresce l'area del disagio e nel bacino dei deboli si registrano 466mila persone in più, rileva l'analisi di Unimpresa. Complessivamente, adesso, rileva Unimpresa, superano quota 9 milioni le persone in difficoltà in Italia: ai "semplici" disoccupati vanno aggiunte ampie fasce di lavoratori, ma con condizioni precarie o economicamente deboli, che estendono la platea degli italiani in crisi. Un'enorme "area di disagio": ai 3 milioni di persone disoccupate, bisogna sommare anzitutto i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (677mila persone) sia quelli a orario pieno (1,74 milioni). Vanno poi considerati, continua l'indagine di Unimpresa, i lavoratori autonomi part time (813mila), i collaboratori (375mila) e i contratti a tempo indeterminato part time (2,5 milioni). Questo gruppo di persone occupate - ma con prospettive incerte circa la stabilità dell'impiego o con retribuzioni contenute - ammonta complessivamente a 6,2 milioni di unità. Il deterioramento del mercato del lavoro non ha come conseguenza la sola espulsione degli occupati, ma anche la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici. Di qui l'estendersi del bacino dei "deboli". Il dato sui 9,21 milioni di persone è relativo al 2014 e complessivamente risulta in aumento del 5,3% rispetto al 2013, quando l'asticella si era fermata a 8,74 milioni di unità: in un anno quindi 466mila persone sono entrate nell'area di disagio sociale. Nel 2013 i disoccupati erano in totale 2,84 milioni: 1,48 milioni di ex occupati, 596mila ex inattivi e 763mila in cerca di prima occupazione. L'anno scorso i disoccupati sono risultati in aumento del 5,8% rispetto all'anno precedente (+166mila persone). In calo gli inattivi: -19mila unità (-3,2%) da 596mila a 577mila. In aumento di 51mila unità gli ex occupati da 1,48 milioni a 1,53 milioni (+3,4%).