il premier parla a tutto campo agli studenti della Luiss Roma, 23 mar. (AdnKronos) - Una difesa appassionata del lavoro fatto dal governo e della validità delle riforme istituzionali intraprese, replicando a chi parla di derive autoritarie e di dittature. E' un Matteo Renzi a tutto campo quello che nel pomeriggio parla agli studenti della Luiss, scegliendo ancora una volta di andare all'attacco. "Siamo il 28esimo governo su 63 per durata. Siamo già in Europa league, ma questo non è certo un buon motivo per smettere", esordisce il premier, rivendicando i contenuti del lavoro svolto fin qui. "Questo governo è considerato tra quelli che comunicano bene. Incapace di fare le cose ma bravo a raccontarle. Io ritengo non sia stato bravo a comunicare quel che ha fatto. Rovescio l'accusa che mi viene mossa: non ha comunicato tutto il ben fatto". Tra le realizzazioni l'avvio di riforme istituzionali e modifica della legge elettorale. Chi parla di "deriva autoritaria" sono "taluni professori un po' stanchi" che rivolgono questa accusa "alla loro pigrizia. Io trovo avvilente non si ricordi una cosa banale: in un sistema democratico chi è legittimato a decidere o lo fa o consegna il Paese alla paura. Questa non si chiama dittatura ma democrazia, altrimenti siamo al tradimento della democrazia. Credo che sia traditore di fiducia chi passa il tempo a vivacchiare piuttosto che a prendere decisioni chiave". "Ma vi rendete conto -incalza Renzi- che abbiamo avuto 63 governi nel giro di 70 anni? C'è qualcosa che non torna. C'è qualcosa che non funziona e c'è bisogno di una riflessione". Un passo importante sarà la nuova legge elettorale, che con il premio di maggioranza "consente di superare il meccanismo devastante del potere di veto da parte delle forze politiche minori". Un sistema da promuovere nel suo complesso, tanto che il premier lancia la sfida: "Faccio una scommessa: se ci rivediamo tra cinque anni vedrete che la legge elettorale sarà copiata da mezza Europa". Inevitabile il riferimento alle polemiche degli ultimi giorni relative alle vicende che hanno portato alle dimissioni del ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, a quelle che vedono esponenti dell'esecutivo indagati e più in generale ai casi di corruzione. "Chi sciupa la parola 'politica' rubando, chi spreca denaro e ricorre alla corruzione, noi li mandiamo a casa", afferma Renzi. Ma "quando dico che un sottosegretario indagato non si deve dimettere, e perdo voti per questo, sto difendendo il principio di Montesquieu". "Se consentiamo di stabilire un nesso tra avviso di garanzia e dimissioni stai dando per buono il principio per cui qualsiasi giudice può, non emettere una sentenza che sarebbe anche comprensibile, ma iniziare un'indagine e decidere sul potere esecutivo". Non solo: il presidente del Consiglio rivendica "la centralità della politica", perchè "siamo un Paese in cui i ministri cambiano di anno in anno e i tecnici restano per sempre. Spesso chi comanda è il tecnico perchè ha le informazioni chiuse nel cassetto. Il capo del gabinetto padrone dell'informazione, può orientare la decisione".