Vittorio e Paolo concordano con la scelta dell'Azienda di non mandarli più in onda Roma, 4 apr. (AdnKronos) - La Rai fa bene a non mandare più in onda i video postati dall'Isis sui suoi canali. La pensano così i fratelli Vittorio e Paolo Taviani che si soffermano con l'Adnkronos sul terrore sparso da questo gruppo terroristico e sulla decisione annunciata in proposito dal Dg Rai Luigi Gubitosi il 30 marzo scorso durante un'audizione alla Camera. L'Isis, spiegano i due registi, è "la peste dei giorni nostri". Diversa ma uguale a quella che colpì la Firenze trecentesca richiamata in 'Maraviglioso Boccaccio', loro ultimo film. "Secondo me, visto che ormai queste immagini, questa visione, il mondo l'ha recepita in maniera violenta, basta! - afferma netto Vittorio Taviani - Non è che ora noi facciamo un silenzio che rende tutti muti, no! Ma il mondo sa già cosa fanno e quindi ora basta! Basta vedere i loro video. Non diamo più spazio a loro. Io sono per toglierli!". "La scelta della Rai è una scelta difficile - sottolinea Paolo - e lo è anche la selezione, ma questi video rappresentano il cinema come male e questo non va assecondato". Si tratta del "lavoro di propaganda dell'Isis che utilizza il cinema in senso terroristico. Ragione per la quale forse è giusto non vederlo perché così si fa il loro gioco". Resta il fatto che "il limite di questa cosa - dice Paolo - è molto difficile da trovare". "Se nel Medioevo l'immagine della morte violenta era rappresentata da quella figura di scheletro con la grande falce - ricorda Vittorio - nei nostri tempi abbiamo un'uguale icona che è in tutte le case e in televisione ed è quell'uomo in nero con quell'arma che ha in mano. C'è una corrispondenza nel voler mettere sotto l'animo della gente, la mente, le speranze e le aspirazioni delle persone attraverso questa orribile immagine che, dal Medioevo a oggi, è praticamente la stessa". "La cosa che più fa soffrire - aggiunge Paolo Taviani - è l'uso del cinema: si vedono questi uomini vestiti in arancione e questi uomini neri che hanno il coltello in mano e camminano lungo il mare. C'è addirittura un bambino che uccide ed è tutto filmato. Il mezzo 'comunicazione televisiva o cinematografica' è diventato un'arma terribile, ma - rileva il regista, mettendo in luce l'altra faccia della medaglia - può essere anche un'arma formidabile. Può essere usata per l'orrore, ma anche per raccontare il bene".