Città del Vaticano, 12 apr. (AdnKronos) - "Oggi ricordiamo con cuore trafitto dal dolore, ma colmo della speranza nel Signore Risorto, il centenario di quel tragico evento, di quell’immane e folle sterminio, che i vostri antenati hanno crudelmente patito. Ricordarli è necessario, anzi, doveroso, perché laddove non sussiste la memoria significa che il male tiene ancora aperta la ferita; nascondere o negare il male è come lasciare che una ferita continui a sanguinare senza medicarla!". Così papa Francesco si è rivolto ai fedeli armeni, prima della messa celebrata questa mattina nella Basilica di San Pietro, per il centenario del 'martirio' armeno con il rito di proclamazione a 'dottore della Chiesa' di San Gregorio di Narek. Bergoglio ha ricordato, innanzitutto, che "la nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come 'il primo genocidio del XX secolo'" è quella che "ha colpito il vostro popolo armeno". Poi, "le altre due grandi tragedie" mondiali: "quelle perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo". E più recentemente "altri stermini di massa - ha denunciato Francesco - come quelli in Cambogia, in Ruanda, in Burundi, in Bosnia. Eppure sembra che l’umanità non riesca a cessare di versare sangue innocente", ha ammonito. "Purtroppo - ha ancora sottolineato il Pontefice - ancora oggi sentiamo il grido soffocato e trascurato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi, che a causa della loro fede in Cristo o della loro appartenenza etnica vengono pubblicamente e atrocemente uccisi - decapitati, crocifissi, bruciati vivi - oppure costretti ad abbandonare la loro terra. Anche oggi stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall’indifferenza generale e collettiva, dal silenzio complice di Caino che esclama: 'A me che importa?'; 'Sono forse io il custode di mio fratello?'. "In diverse occasioni - ha detto Francesco - ho definito questo tempo come un tempo di guerra, una terza guerra mondiale ‘a pezzi’, in cui assistiamo quotidianamente a crimini efferati, a massacri sanguinosi e alla follia della distruzione".