Astronomia, ecco come si sono spente le colossali galassie sferoidi
gli scienziati le chiamano 'rosse e morte', hanno smesso di produrre nuove stelle miliardi di anni fa
Roma, 16 apr. (AdnKronos) - Scoperti dagli scienziati nuovi indizi su come le colossali galassie ellittiche, dette 'sferoidi' per la loro forma, dal centro alla periferia, si spengono e non producono più nuove stelle. Grazie alle osservazioni realizzate con il Very Large Telescope dell’Eso ed al telescopio spaziale Hubble di Nasa ed Esa, un team internazionale di astronomi è infatti riuscito a mostrare che, tre miliardi di anni dopo il Big Bang, nelle galassie più massicce la formazione di nuove stelle era quasi completamente terminata nelle loro regioni centrali, mentre proseguiva attivamente nella loro periferia.
L’arresto della formazione stellare sembra dunque aver avuto inizio nel cuore delle galassie, per poi propagarsi alle regioni più esterne. Gli astronomi chiamano 'rosse e morte' queste galassie giganti, a sottolineare l’abbondanza che hanno stelle rosse e vecchie di molti miliardi di anni e la mancanza di stelle blu giovani che segnalino processi di formazione stellare in corso. Da una stima dell’età delle stelle rosse si deduce, infatti, che le galassie che le ospitano hanno smesso di produrre nuove stelle circa dieci miliardi di anni fa. Un arresto iniziato proprio in concomitanza con l’apice del tasso di formazione stellare nell’Universo, quando molte galassie ancora stavano formando stelle a un ritmo circa venti volte superiore a quello attuale.
Ma come è successo? Il problema rimane a tutt'oggi uno fra i più importanti fra quelli aperti in astrofisica, ma adesso gli scienziati hanno qualche indizio in più grazie all'osservazione realizzata su 22 galassie con Vlt e Hubble. Una scoperta importante visto che queste antiche e gigantesche galassie "contengono circa la metà di tutte le stelle che l’Universo
ha prodotto nell’intero arco della sua esistenza", spiega l'astronomo Sandro Tacchella del Politecnico Federale (Eth) di Zurigo, primo autore dello studio appena pubblicato su Science. "Non possiamo affermare d’aver compreso come è evoluto l’Universo e come è diventato come lo vediamo oggi senza aver prima capito come si sono formate queste galassie" sottolinea Tacchella.
Dunque, da una stima dell’età delle stelle rosse si deduce, infatti, che le galassie che le ospitano hanno smesso di produrre nuove stelle circa dieci miliardi di anni fa. Un arresto iniziato proprio in concomitanza con l’apice del tasso di formazione stellare nell’Universo, quando molte galassie ancora stavano formando stelle a un ritmo circa venti volte superiore a quello attuale. Partendo dalle regioni centrali.
"Questa progressione dell’arresto della formazione stellare nelle galassie massicce, dall’interno verso l’esterno, può aiutarci a far luce sul meccanismo fisico che provoca lo 'spegnimento' della formazione di nuove stelle, sul quale gli astronomi stanno dibattendo da tempo" commenta Alvio Renzini, dell’Inaf-Osservatorio Astronomico di Padova.
Oltre a Tacchella, lo studio, è stato guidato anche dall'astronoma Marcella Carollo, anche lei ricercatrice all'Eth, e da Alvio Renzini e Gianni Zamorani, rispettivamente dell’Inaf-Osservatorio Astronomico di Padova
e di Bologna, mentre coautori dell’articolo sono, sempre dell’Inaf, Giovanni Cresci dell'Osservatorio Astrofisico di Arcetri e Chiara Mancini dell'Osservatorio Astronomico di Padova.