Nuoro, 16 mag. (Adnkronos) - Si fa sempre più consistente l’ipotesi della prima ora, e cioè che Stefano Masala sia stato ucciso per rubargli l’auto usata dai killer per compiere la missione omicida nei confronti di Gianluca Monni. E’ lo scenario inquietante che si sta facendo largo nel complesso quadro dell’omicidio di Gianluca Monni, 19enne di Orune (Nuoro) e della scomparsa di Stefano Masala, 27enne di Nule (Sassari), i due casi legati da un doppio filo che ha origini in una lite consumata il 13 dicembre scorso ad Orune. A otto giorni dal delitto dello studente e a nove dalla scomparsa del 27enne di Nule, non c’è ancora alcun provvedimento della magistratura, sia di quella ordinaria che di quella dei minori di Sassari. Erano le 7,15 di venerdì scorso infatti quando due killer a bordo di una utilitaria grigia hanno esploso tre colpi di fucile caricato a pallettoni contro Gianluca Monni che attendeva il pullman per andare a scuola a Nuoro. La sera prima era scomparso da Nule Stefano Masala, probabilmente attirato in un tranello per rubargli l’auto e usarla per andare uccidere lo studente orunese. Quell’auto, una utilitaria, una Opel Corsa grigia, è quasi certamente l’auto usata dai killer: a testimoniarlo sarebbero le immagini delle telecamere. E a una settimana dal delitto, oltre a tre sospettati, tra cui un minorenne, l’indagine non ha avuto l’evoluzione e l’epilogo veloce che tutti si aspettavano. Non figurano ancora persone iscritte nel registro degli indagati. Così come le indagini dei carabinieri del comando provinciale di Nuoro proseguono a ritmo serrato, proseguono anche nelle campagne di Nule e dei centri limitrofi le ricerche di Stefano Masala, nella speranza, seppur ridotta al lumicino, di trovarlo ancora in vita. Nei prossimi giorni arriveranno in Sardegna i cani molecolari dell’Associazione Penelope, che si occupa di persone scomparse, il cui responsabile sardo, Gianfranco Piscitelli, è il legale della famiglia. Gli inquirenti sono barricati dietro una cortina di silenzio impenetrabile, imposto dalla procura di Nuoro per alcune notizie che avrebbero compromesso seriamente alcuni filoni dell’indagine, ma da ‘radio Barbagia’ trapela che gli inquirenti stiano controllando la posizione di altri giovani che potrebbero aver dato indicazioni utili ai killer che hanno eliminato Monni. Sembra infatti che qualcuno abbia compiuto dei sopralluoghi ad Orune per studiare le abitudini di Monni quando prendeva il bus per andare a scuola. Movimenti di alcune persone che sarebbero al vaglio degli inquirenti, impegnati a ricostruire il difficile puzzle del delitto. Ma c’è anche da capire che fine abbia fatto la pistola ‘sequestrata’ ai nulesi quella sera del 13 dicembre, quando Monni intervenne a difendere la fidanzata che era stata importunata da alcuni ragazzi nulesi ad Orune. Quell’arma sarebbe stata reclamata dai nulesi e oggetto di trattative tra adulti, ma mai rientrata in possesso di quel giovane che la tirò fuori dalla tasca per minacciare Monni. Che fine ha fatto quell’arma? E’ un’arma che ‘scotta’ perché potrebbe essere quella che ha sparato in una rapina l’anno scorso in un centro del Goceano? Trovare quell’arma, che comunque potrebbe essere stata ‘distrutta’ proprio perché ‘ancora fumante’ oppure messa in ‘quarantena’, sarebbe un elemento di chiarezza importante. Ma non c’è traccia neppure del fucile usato dai killer, che potrebbe essere stato anch’esso distrutto immediatamente dopo il delitto. Ipotesi al vaglio degli inquirenti, che non trascurano alcuna pista. E intanto proseguono le ricerche di Stefano Masala, ma finora senza alcun esito.