Roma, 18 giu. - (AdnKronos) - Uno "spionaggio contro i lavoratori" che in letteratura "abbiamo sempre definito come il Grande Fratello". Va giù dura la leader della Cgil, Susanna Camusso, nel definire la norma con cui il governo, nell'ultimo decreto sul jobs act, quello relativo alla semplificazione, ha eliminato l'accordo sindacale preventivo per accedere ai controlli su computer cellulari e tablet dei lavoratori. "Se uno viene autorizzato a entrare nei mezzi di comunicazione che usano le persone è difficile non definirlo un grande fratello", prosegue a margine del convegno alla John Cabot University. Una mossa, quella del governo, per la Cgil "inaspettata" e che "per tante ragioni profila un abuso rispetto alle norme di diritto che esistono sulla privacy delle persone". La Cgil, dunque, valuterà ora il da farsi: dalla pressione sulle commissioni parlamentari che dovranno valutare la delega fino alla possibilità di fare ricorsi anche alla Corte di giustizia europea. Ma soprattutto il sindacato si appresta a continuare la mobilitazione e la contrattazione. "È una norma molto preoccupante, ricorda la discussione sui sistemi di controllo americani sui singoli Stati che non i temi del lavoro ", aggiunge, ribadendo che "siamo di fronte a un'idea della vita delle persone davvero sconvolgente". E più che una mancanza di dialogo la mossa del governo pare, secondo il segretario Cgil, confermare "l'idea di un disinvestimento sul lavoro, l'idea di un lavoro come pura merce giocata al ribasso". Non solo. "Il decreto sulle semplificazioni conferma che tutte le affermazioni sulla lotta alla precarietà sono negate da modalità concrete con cui si impedisce al lavoratore di essere una persona libera", aggiunge. E anche la discussione sulla costituzionalità o meno della norma lascia il tempo che trova. "Mi pare basterebbe avere un po' di rispetto per le persone per sapere che la norma non va bene" prosegue Camusso che guarda, nell'immediato, all'avvio della discussione in Parlamento: "Credo che anche le commissioni parlamentari possano dire fino a che punto si possa disprezzare il lavoro". Per la Cgil quella del governo è dunque una scelta "incomprensibile. "Non si capisce perché si è avuto bisogno di inserire un modello di questo tipo se non per dare un messaggio alle persone che non sono libere ma anzi controllate", conclude Camusso.