A Bari e Ravenna primi impianti di mini-pacemaker senza fili
Roma, 24 giu. (AdnKronos Salute) - Presso il Maria Cecilia Hospital di Cotignola (Ravenna) e l'Anthea Hospital di Bari i primi impianti del pacemaker più piccolo del mondo. Si tratta del sistema di stimolazione transcatetere Micra Tps, una cardiocapsula lunga poco più di 2 cm per 2 grammi di peso, che non necessita di alcun catetere o filo inserito nelle vene. Le strutture ospedaliere del gruppo Gvm Care & Research sono tra i 12 centri in Italia che hanno aderito alla sperimentazione di questa nuova tecnologia.
Il dispositivo, spiegano i sanitari, è stato introdotto utilizzando una tecnica completamente diversa da quella normalmente utilizzata per impiantare i pacemaker convenzionali: non più esternamente al cuore collegato a cateteri, bensì impiantato per via transvenosa, tramite una guida orientabile, e fissato al tessuto cardiaco attraverso uncini metallici. I pazienti ai quali è stato impiantato il nuovo sistema sono un uomo di 64 anni con fibrillazione atriale permanente, bassa risposta ventricolare e asistolie di circa 4 secondi, e una donna di 73 anni affetta da fibrillazione atriale permanente con bassa risposta ventricolare e fasi di eccessivo rallentamento del battito cardiaco fino a 20 battiti/minuto.
Entrambe le procedure, eseguite in regime di ricovero con paziente sveglio, sono durate circa 30 minuti (la metà rispetto all'intervento di posizionamento tradizionale) e sono state ben tollerate. I pazienti sono rimasti ricoverati fino al giorno successivo e quindi dimessi senza complicazioni.
La modalità di impianto non chirurgica e l'assenza di componenti aggiuntive alla cardiocapsula comportano numerosi benefici: un rischio di complicanze più basso, tempi di intervento più brevi, riduzione della degenza ospedaliera, ridotta esposizione alla fluoroscopia per pazienti e operatori, così come l'assenza di protuberanze e cicatrici, miglioramenti nello stile di vita e nella qualità della vita in generale. Inoltre, la durata del dispositivo può variare dai 7 ai 14 anni.
L'impianto è stato eseguito da Saverio Iacopino e dalla sua équipe. "Questa tecnologia stravolge completamente il punto di vista del paziente: non riporta alcuna cicatrice, non avverte alcun dispositivo sotto la cute, con un impatto psicologico straordinario - afferma Iacopino - Di fatto passiamo da un portatore di pacemaker a un paziente che è portatore di device, ma che non lo percepisce affatto e che ha, già da subito dopo l'impianto, minori limitazioni in termini di attività fisica e rischi per il suo impianto: essendo tutto interno al cuore è più protetto rispetto a un pacemaker tradizionale".