Mercoledì l'assemblea dell'Abi, 'effetto Grecia' in primo piano
Patuelli, 'esposizione bassa, non c'è rischio contagio'
Roma, 5 lug. (AdnKronos) - Sarà, inevitabilmente, l'assemblea dell''effetto Grecia'. Con il risultato del referendum appena alle spalle, mercoledì il tradizionale appuntamento con la 'kermesse' annuale dell'Abi, sarà la prima occasione pubblica per un confronto diretto tra le massime istituzioni economiche: di fronte alla platea di banchieri del Palazzo dei Congressi, parleranno il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco, oltre al padrone di casa Antonio Patuelli.
Sotto i riflettori, ovviamente, la reazione dei mercati rispetto alla crisi legata alle sorti di Atene e le ripercussioni per l'economia, in particolare per il settore bancario, il più esposto di fronte ad eventuali nuove turbolenze sulle piazze finanziarie. Questo, in uno scenario in cui il sistema bancario italiano può comunque vantare una ritrovata solidità. Anche alla luce della scarsa esposizione rispetto alla Grecia. "Le nostre banche nazionali sono esposte verso la Grecia in misura molto limitata", ha ricordato nei giorni scorsi il presidente dell'Abi, evidenziando che il rischio contagio, almeno in questa fase, non è una minaccia concreta. Anche perché, rispetto al 2011, ci sono progressi evidenti, nel Paese e nelle banche. "Noi stiamo in Italia, non siamo nel 2011 ma nel 2015. L'Italia era il problema nel 2011, nel 2015 il problema è la Grecia", la sintesi di Patuelli.
Il Paese e le banche, con la 'mediazione' del governo. Su questo fronte, l'Abi può essere soddisfatta degli ultimi risultati incassati. A partire dal decreto approvato per ridurre da cinque anni a uno il tempo necessario per la deduzione fiscale delle perdite su crediti e velocizzare i tempi del contenzioso creditizio.
"Nessun regalo" alle banche, ha già puntualizzato Patuelli ma "un efficientamento, scritto in punta di diritto, della legge di procedura fallimentare risalente al 1942, e della deducibilità delle perdite su crediti". In estrema sintesi: "un provvedimento di legalità, che ci avvicina all'Europa". Da sempre, infatti, il presidente di turno dell'Abi chiede con forza al governo in carica di assicurare regole uguali al resto della concorrenza. "Servono regole identiche, perché i quattrini al Brennero non li ferma più nessuno, con un mercato e istituzioni uniche a vigilare", ha spiegato Patuelli.
Ora, però, con il quadro normativo che sta sensibilmente migliorando, le banche devono tornare ad aprire i rubinetti del credito alle imprese e alle famiglia. Un impegno rispetto a cui non l'Abi non intende sottrarsi. Proprio alla luce delle ultime novità. "Se i tempi sono più rapidi la macchina del credito trae giovamento: del resto le banche devono essere particolarmente prudenti nell'accantonare proprio nelle aree dove i tempi della giustizia civile sono più lunghi", ha fatto notare Patuelli dopo l'approvazione del decreto.
Altro tema delicato, quello dell'anatocismo, la pratica di imporre interessi sugli interessi già maturati, che la legge di stabilità 2014 ha vietato e su cui i tribunali italiani si stanno esprimendo, schierandosi spesso, ma non sempre, a favore dei clienti. Resta il tema bad bank. E, su questo fronte, ha riconosciuto il presidente dell'Abi, "il governo italiano sta facendo grandissimi sforzi, anche per colmare le lacune dei governi precedenti".