Il mandato della Bce e i Trattati la linea di confine di ogni trattativa Roma, 13 lug. (AdnKronos) - Che quello con il ministro delle finanze tedesco Schauble sia stato effettivamente uno 'scambio di vedute', come sostengono all'Eurotower, oppure un vero e proprio scontro, la sostanza non cambia: il presidente della Bce Mario Draghi ha impiegato tutte le risorse a sua disposizione per impedire che saltasse definitivamente la tesa trattativa che ha portato all'accordo di oggi sulla Grecia. Dicendo sempre 'no' all'uscita di Atene dall'Euro. Una posizione, quella di Draghi, che non è mai cambiata nelle ultime settimane: usare tutti gli strumenti a disposizione per salvare Atene e l'Area Euro, tenendo l'azione della Bce e anche le decisioni dei massimi vertici Ue all'interno dei rispettivi mandati e nel rispetto delle regole comunitarie. E l'opzione Grexit, territorio ignoto come più volte pubblicamente evidenziato, non è mai rientrata, secondo Draghi e secondo i Trattati, entro questo parametri. Altrettanto delicata la gestione delle iniezioni di liquidità necessarie a tenere in vita i sistema bancario greco. I falchi chiedevano di chiudere i rubinetti a prescindere dagli sviluppi della trattativa, le colombe di aprirli anche con spirito umanitario. Anche in questo caso, la stessa linea di confine, le regole che delimitano i margini di azioni della Bce: Draghi e il Consiglio della Bce hanno deciso di tenere invariata per due settimane a 89 mld di euro la liquidità d'emergenza (Ela), non potendo aumentarla in assenza di un nuovo piano condiviso. Ora, appena, sarà, possibile arriverà nuovo ossigeno per riaprire gli istituti di credito. Due i 'dogmi' per il numero uno dell'Eurotower: primo, l'Euro "è irreversibile"; secondo, il terreno oltre la Grexit è "ignoto e inesplorato". Draghi, nell'ultimo mese, ha parlato pochissimo. Unica eccezione, la presentazione 'tecnica' della piattaforma Target 2 Securities per ricordare che "con mercati più integrati migliora l'assorbimento degli shock". E, la settimana scorsa, una battuta a un cronista sull'aereo "questa volta è veramente difficile" a sottolineare le difficoltà del negoziato. Ma i concetti che ha ribadito in queste ore al tavolo della trattativa ricorrono in tutti i suoi interventi pubblici recenti. 15 GIUGNO. Con un’uscita di Atene dall’euro "entreremmo in un terreno ignoto". E, ancora, un avvertimento: se ci sono strumenti per gestire la situazione nel breve termine, "nel medio lungo periodo quali sarebbero le conseguenze per l’Ue? Questo non siamo in grado di prevederlo". 3 GIUGNO. "La Bce vuole che la Grecia resti nell'Euro". "Tutte le nostre energie sono destinate alla definizione di un accordo forte" con Atene, ma che "sia giusto sul piano sociale e assicuri la sostenibilità fiscale". Certo, "se le condizioni dovessero cambiare dovremmo rivedere le nostre decisioni", rispetto al sostegno assicurato finora alle banche greche. 7 MAGGIO. "L'irreversibilità dell'Euro ha fatto parte dell'architettura dell'Unione europea fin dal Trattato di Maastricht". E, evidenzia ancora il numero uno della Banca centrale europea: "come ho affermato ripetutamente, anche di fronte al parlamento europeo, il ritiro di uno Stato membro dall'Euro non è previsto dai Trattati". 18 APRILE. Sebbene gli strumenti a disposizione siano designati ad altri scopi, "verrebbero usati se necessario" anche per la Grecia "ma ci troveremmo in acque inesplorate se la crisi dovesse precipitare".