Calzolari, 'Fronte comune per dialogo con industria di trasformazione e grande distribuzione' Rho (Mi), 15 lug. (AdnKronos) - Riflettere sul futuro dell'industria del latte, l'anno in cui l'Europa sceglie di dire addio alle 'quote'. È questo lo spirito che ha riunito a Expo, intorno al tavolo organizzato da Granarolo per il convegno 'Latte e cooperazione', alcune delle più attive realtà europee del settore, come l'olandese FrieslandCampina e la francese Sodiaal. Risultato: bisogna puntare su qualità e organizzazione. Il presidente di Granarolo, Gianpiero Calzolari, spiega che "l'idea è di fare fronte comune con il mondo cooperativo, non solo italiano, ma europeo, per avere un dialogo con l'industria di trasformazione, con la grande distribuzione e con i consumatori". Il fine è "recuperare il grande valore del latte", dato che - secondo i dati di una ricerca della Robobank - la sua domanda mondiale continuerà a crescere con un Carg maggiore del 2% annuo fino al 2020. La volatilità dei prezzi, nonostante l'aumento della domanda, fa sì che quest'anno "mediamente - spiega Calzolari - la remunerazione del latte non consente ai produttori di mantenere un adeguato elemento di serenità" e reagire significa ripensare anche ai modelli di produzione: "Noi - dice il presidente di Granarolo - siamo il primo gruppo e la più grande cooperativa italiana, ma sappiamo bene che se andiamo in Europa ci sono cooperative che hanno dimensioni ben più grandi". In Italia, sottolinea Calzolari, "la cooperazione è molto piccola e polverizzata" e ci vorrebbe, con uno slogan, "più cooperazione e meno cooperative; fare quindi più aggregazione per avvicinarci ai nostri colleghi europei". La parola chiave è "efficienza" in un settore che in Italia conta 800 cooperative con un fatturato aggregato di 6,8 miliardi di euro e una quota di esportazione all'estero del 17% - con la sola Granarolo che nel 2014 ha registrato un fatturato di oltre un miliardo di euro ed è presente in 55 paesi nel mondo. "La grande carta del futuro - sottolinea il presidente di Granarolo - è il made in Italy" perché solo grazie alla qualità si può essere "riconoscibili" e superare così le difficoltà del mercato; soprattutto all'indomani della fine delle quote-latte, con meno vincoli al mercato e l'aumento di produzione: "Il vero problema - spiega Calzolari - è trovare gli sbocchi commerciali. L'Europa da sola non basta più perché produce più di quanto consuma", nonostante sia il Continente che è tra i più grandi consumatori di formaggi al mondo. Paolo De Castro, coordinatore S&d alla Commissione agricoltura del Parlamento europeo, aggiunge che bisogna saper far uscire il latte "dal ristretto ambito della commodity" perché rappresenta "la vera economia agricola europea, un prodotto straordinariamente importante e bisogna saper trovare formule di valorizzazione". Da questo punto di vista l'Italia è "un esempio", ma è proprio sull'organizzazione che bisogna lavorare: "La cooperazione europea - sottolinea - ha numeri ben più ampi dei nostri". Certo, anche la politica deve saper reagire alla volatilità dei prezzi e De Castro ricorda come sia necessario che la Commissione europea concretizzi quell''atterraggio morbido' "che ci aspettavamo e che non è mai arrivato". Il crollo dei prezzi, dice l'europarlamentare, "porta alla chiusura degli allevamenti, quando ripartiranno? Per questo - conclude - è necessario uno strumento per la gestione dei prezzi" altrimenti "non c'è dubbio che le aree più competitive spingeranno sull'offerta", rosicchiando sempre più i prezzi.