'Bene Governo sul medio periodo, banche e fondi pensione garantiranno stabilità mercati' Milano, 26 ago. (AdnKronos) - Una gigantesca bolla creata da un ceto medio "poco preparato " al sistema finanziario e che avrà "impatto zero" sulle esportazioni italiane in Cina e quindi sulle società più esposte con i mercati del Dragone. Parola di Alessandro Giglio, presidente e ceo dell'omonimo network televisivo da poco quotato sull'Aim di Borsa italiana e presente in Cina con cinque canali, secondo cui "c'è un grande divario tra il mondo della finanza e l'economia reale". A partire dalla valutazione di mercato delle società cinesi, che è "61 volte il loro utile" a dispetto della media di 19 volte per le società europee. "Ci saranno - dice l'imprenditore all'Adnkronos - solo contraccolpi nel brevissimo periodo e il Governo, è la mia sensazione, sta agendo nel modo giusto, ossia nel medio termine, sbloccando la liquidità di fondi pensione e banche perché investano nel mercato azionario garantendo stabilità e normalizzando la situazione". Giglio, che in Cina ha famiglia e abita nel Paese a mesi alterni, descrive quanto accaduto sui listini cinesi nelle ultime settimane come "una crociera dove tutti i passeggeri spaventati si spostano improvvisamente su un lato della nave". Il ceto medio, spiega, "si è buttato sulla finanza con una propensione simile a quella per il gioco d'azzardo, che in Cina è proibito ma molto amato. Le Sim dove si possono comprare azioni - è la sua testimonianza - assomigliano più alle nostre ricevitorie dove si scommette sulle corse dei cavalli. Le signore dal parrucchiere, negli ultimi tempi, invece che sfogliare riviste di gossip iniziavano a scambiarsi informazioni su titoli e aziende". In generale, è cambiata la loro concezione del denaro: "I cinesi hanno sempre pensato che fosse il lavoro a produrre denaro. Ora, dopo che il Governo ha spinto a investire in Borsa, si è innescata l'idea che il denaro stesso possa creare denaro". Un popolo di piccoli risparmiatori che ha 'scoperto' Wall Street con il risultato di favorire la creazione piccole sacche di debito privato a poco a poco ingigantitesi e riversatesi sui mercati. "Probabilmente il Governo l'ha fatto senza aspettarsi un'adesione così massiccia agli investimenti in Borsa", dice Giglio. Ad ogni modo, la Cina "è un Paese dinamico con un pil in forte crescita e nulla giustifica questi scatti inconsulti sui titoli quotati se non pensandoli come movimenti scomposti di una massa di persone senza attitudine a investire sui mercati", precisa. Quanto alle aziende italiane che hanno investito nel mercato cinese, "non ci sarà alcun impatto", sostiene. "Parliamo di un Paese con una crescita importantissima: gli italiani presenti in Cina con un'attività, e che purtroppo sono ancora pochi, sono soddisfatti del loro investimento e vedono un futuro roseo, con crescita a doppia cifra". Il problema, per il Dragone, sarà più che altro politico. Secondo Giglio, ci sono due possibilità: un irrigidimento dello Stato, che tornerebbe preminente sul mercato ("lo scenario meno auspicabile") oppure una transizione soft, con un Governo che "tiene il polso fermo, fa sfogare i brevi singulti del mercato e prosegue con il processo riformatore la creazione di un terziario avanzato, lasciando sempre più mano libera al mercato. Ritengo che la Cina proseguirà su questo cammino", conclude.