Allarme Uil, per la decontribuzione mancano all'appello 720 mln
Per il 2015 mancherebbero 434 mln euro e 290 mld per 2016
Roma, 17 ott.(AdnKronos) - Risorse a rischio per la decontribuzione 2015, fiore all'occhiello della politica del lavoro del governo insieme al Jobs Act: all'appello, infatti, mancherebbero oltre 720 milioni di euro con cui continuare a garantire sia per l'anno in corso che per il prossimo, lo sgravio fiscale di 36 mesi alle imprese che hanno assunto o assumeranno a tempo indeterminato: 434 milioni di euro per il 2015 e 290 milioni per il 2016. A lanciare l'allarme, a quanto apprende l'Adnkronos, è uno studio Uil del servizio Politiche territoriali e Lavoro presentato dal segretario confederale, Guglielmo Loy, nell'ultimo incontro con i quadri del sindacato svoltosi a Bari.
Nei primi 8 mesi dell'anno, infatti, calcola il sindacato sulla base degli ultimi dati Inps, sono stati incentivati circa 790.685 contratti, quasi 99 mila al mese, (611 mila assunzioni e 180mila trasformazioni) il cui costo, stimato in termini di mancati introiti contributivi per lo Stato, sarà pari, a fine anno, a 1,9 mld di euro. A questi vanno aggiunti i costi delle ulteriori assunzioni, 340 mila stima la Uil, che le imprese dovrebbero attuare tra Settembre e Dicembre per un esborso di altri 391 milioni per lo Stato.
Il costo totale da sostenere, dunque, per finanziare il milione 130 mila assunzioni complessive potrebbe perciò arrivare a 2,3 miliardi di euro nel 2015 e a 5,2 mld nel 2016; rispettivamente 434 milioni di euro in più rispetto agli 1,8 mld messi in bilancio con la legge di stabilità dello scorso anno e 290 milioni in più dei 4,9 mld stanziati per il 2016. Un "buco" dunque che potrebbe arrivare complessivamente a circa 720 milioni di euro che la Uil si aspetta sia velocemente coperto dal governo. "Già nel decreto Giubileo?", è la domanda che ci si pone nello studio.
La decontribuzione, comunque vadano le cose, appare alla Uil una sorta di occasione persa: troppo pochi 130 mila nuovi posti di lavoro creati con l'esonero contributivo e stimati dallo stesso governo al netto dei licenziamenti e delle trasformazioni, e troppo alto, quasi sproporzionato, il 'prezzo' pagato alle imprese.
Sempre secondo il sindacato, infatti, ognuno dei 130 mila posti di lavoro aggiuntivi creati con l'esonero contributivo costerà all'anno circa 29mila euro per i prossimo 4 anni. Una cifra che di fatto, al termine del periodo, azzererà l'intero costo del lavoro lordo per ogni lavoratore assunto in più: come a dire, ironizza il Report, essere assunti "gratis" dall'azienda.