Decisioni di politica monetaria e parole chiare per convincere i mercati Roma, 31 ott. (AdnKronos) - Quattro anni intensi. Decisivi, per la tenuta dell'Euro e per l'uscita dalla lunga crisi economica. Mario Draghi è il presidente della Bce dal 1 novembre 2011 e ha utilizzato tutte le armi a sua disposizione per gestire, da Francoforte, i passaggi più delicati della storia della moneta unica: la crisi del debito sovrano, fin dai primi giorni del suo mandato, e quella, gravissima, della Grecia, insieme al combinato di bassissima inflazione e poca crescita. Quattro anni scanditi da interventi pubblici e mosse di politica monetaria capaci di lasciare il segno. Quattro anni in cui, per dirla con le parole usate nell a sua ultima intervista al Sole24ore, "è cambiato tutto, ma proprio tutto ". Le decisioni della Bce, da una parte. Le parole di Draghi, dall'altra. La strategia di comunicazione, rivolta a toccare la sensibilità dei mercati, è stata in questi quattro anni una componente essenziale dell'azione dell'Eurotower. E' il 26 luglio 2012 quando il presidente della Bce scandisce le parole giuste per convincere i mercati, in quello che è già passato alla storia come il discorso di Londra: "l'euro è irreversibile e la Bce è pronta a fare tutto il necessario per salvare la moneta unica". Allora, si ipotizza ancora l'uscita dall'Euro della Grecia e lo spread italiano viaggia sopra quota 500 punti. E quelle parole riescono a fermare la speculazione. Il 5 giugno 2014 la Bce taglia i tassi. E Draghi, di fronte a un nuovo passaggio delicato, con i mercati in attesa di indicazioni che andassero oltre la decisione di tagliare ancora il costo del denaro, utilizza la stessa fermezza: "gli interventi non finiscono qui". Draghi è categorico nel riaffermare la determinazione della banca centrale ad agire per allontanare i rischi di ripresa debole e bassa inflazione. La Bce, assicura, agirà ancora "se servirà, e sempre nell'ambito del mandato". Altre parole, vista la reazione immediata dei mercati, che pesano. Il 22 gennaio 2015 è il giorno del varo del Quantitative easing, il piano di acquisto di titoli considerato il 'bazooka' di Draghi: prevede 60 miliardi di euro al mese di nuova moneta per rilanciare l’economia, con acquisti condotti fino a settembre 2016. Eloquente la formula che usa per rappresentare la compattezza del Consiglio: "La maggioranza è stata così ampia che non abbiamo votato". Poi il presidente della Bce sfida, a modo suo, i governi: "Noi abbiamo preso le nostre decisioni, ora spetta ai governi andare avanti con le loro riforme. Più queste andranno avanti, più efficaci saranno le nostre misure". La prima parte del 2015 è scandita poi dalla crisi greca e le parole di Draghi in questa fase tornano ad essere pesate con particolare attenzione. Il 18 aprile, avverte: "ci troveremmo in acque inesplorate se la crisi dovesse precipitare". Il 7 maggio: "L'irreversibilità dell'Euro ha fatto parte dell'architettura dell'Unione europea fin dal Trattato di Maastricht". E, evidenzia ancora il numero uno della Banca centrale europea, "il ritiro di uno Stato membro dall'Euro non è previsto dai Trattati". Quindi, il 3 giugno 2015 Draghi ribadisce il concetto: "La Bce vuole che la Grecia resti nell'Euro". Infine, il 15 giugno: con un’uscita di Atene dall’euro "entreremmo in un terreno ignoto". E, ancora, un avvertimento: se, in caso di uscita della Grecia dall'Euro, ci sono strumenti per gestire la situazione nel breve termine, "nel medio lungo periodo quali sarebbero le conseguenze per l’Ue? Questo non siamo in grado di prevederlo". L'11 agosto la Grecia raggiunge l'accordo tecnico con i creditori. Risolta la fase acuta della crisi greca, restano da fronteggiare i nemici di sempre, la bassa inflazione e la scarsa crescita. Il 3 settembre 2015 Draghi riprende il suo percorso. Il programma di quantitative easing, dice, "sta proseguendo senza intoppi". Gli acquisti di titoli "sono previsti fino al settembre 2016 o anche oltre, se necessario", perché "il programma di acquisti di titoli dispone della sufficiente flessibilità, in termini di aggiustamento di mole e durata". Come dire, ancora una volta, 'non è finita qui'. E, infatti, il 22 ottobre arriva un passo in più. A dicembre, rivela Draghi, il consiglio dei governatori della Bce "riesaminerà il quantitative easing, alla luce delle nuove stime su inflazione e crescita".