Città del Vaticano, 6 nov. (AdnKronos) - La Chiesa è chiamata a servire e non a diventare ''affarista''. Papa Francesco, celebrando la quotidiana messa a Santa Marta, dedica una dura omelia nei confronti di quanti nella Chiesa, preti e vescovi, sono ''arrampicatori, attaccati ai soldi''. Il Pontefice parte dalla liturgia del giorno incentrata sulla figura di Paolo che ''si è donato tutto al servizio, sempre'', spiega Bergoglio nell'omelia di cui riferisce Radio Vaticana, per finire a Roma ''tradito da alcuni dei suoi finendo poi condannato'', spiega ancora. Il Pontefice mette in guardia dagli arrampicatori attaccati ai soldi. ''Anche nella Chiesa -denuncia- ci sono questi, che invece di servire, di pensare agli altri, di gettare le basi, si servono della Chiesa: gli arrampicatori, gli attaccati ai soldi. E quanti sacerdoti, vescovi abbiamo visto così. E' triste dirlo, no?". Bergoglio spiega che ''la radicalità del Vangelo, della chiamata di Gesù Cristo è servire, essere al servizio di, non fermarsi, andare oltre sempre, dimenticandosi di se stessi. E la comodità dello status: ho raggiunto uno status e vivo comodamente senza onestà, come quei farisei dei quali parla Gesù che passeggiavano nelle piazze, facendosi vedere dagli altri' Papa Francesco, contro preti e vescovi 'affaristi', spiega invece quale deve essere il vero sacerdote: ''Vi dico quanta gioia ho io che mi commuovo quando in questa messa vengono alcuni preti e mi salutano: 'Padre, sono venuto qui a trovare i miei perchè da 40 anni sono missionario in Amazzonia'. O una suora che dice: 'No, io lavoro da 30 anni in ospedale in Africa'. O quando trovo la suorina che da 30, 40 anni è nel reparto dell'ospedale con i disabili, sempre sorridente. Questo -esclama Francesco- si chiama servire, questa è la gioia della Chiesa: andare oltre, sempre''. Bergoglio, concludendo l'omelia, ricorda ancora che ''quando la Chiesa è tiepida, chiusa in se stessa, anche affarista tante volte, questo non si può dire che sia una Chiesa che sia al servizio, bensì che si serve degli altri''. L'invito del Papa è a rinunciare ''alle proprie comodità tante volte. Che il Signore ci salvi dalle tentazioni, da queste tentazioni che in fondo sono tentazioni di una doppia vita: mi faccio vedere come ministro - dice chiaramente il Papa - cioè come quello che serve, ma in fondo mi servo degli altri''. Francesco, poi, in un'intervista al giornale olandese di strada 'Straatnieuws', riportata da Radio Vaticana, ammonisce poi i fedeli sostenendo che "se un credente parla della povertà o dei senzatetto e conduce una vita da faraone, questo non si può fare". Bergoglio sottolinea come i beni della Chiesa servano a mantenere le "strutture" della Chiesa stessa, ma anche che per "tante opere che si fanno nei Paesi bisognosi: ospedali, scuole". Così anche le opere artistiche come la Pietà di Michelangelo non possono essere vendute perché sono "tesori dell’umanità", dice il Papa. E "questo vale per tutti i tesori della Chiesa. Ma abbiamo cominciato a vendere dei regali e altre cose che mi vengono date". Il Pontefice pensa a un mondo senza poveri ma, dice nell'intervista, "la cupidigia umana c’è sempre, la mancanza di solidarietà, l’egoismo che crea i poveri. Per questo mi sembra un po' difficile immaginare un mondo senza poveri". Anche la Chiesa comunque deve essere povera perché "Gesù è venuto al mondo senzatetto e si è fatto povero", aggiunge. Il Papa evidenzia inoltre che con i governi "si possono fare accordi, ma devono essere accordi chiari, accordi trasparenti. Per esempio: noi gestiamo questo palazzo, ma i conti sono tutti controllati, per evitare la corruzione. Perché c’è sempre la tentazione della corruzione nella vita pubblica. Sia politica, sia religiosa". Bergoglio confessa di aver parlato tempo fa di questo con un ministro dell'Argentina, un "uomo onesto. Uno che ha lasciato l’incarico perché non poteva andare d’accordo con alcune cose un po' oscure. Gli ho fatto la domanda: 'Quando voi inviate aiuti, sia pasti, siano vestiti, siano soldi, ai poveri e agli indigenti: di quello che inviate, quanto arriva là, sia in denaro sia in spesa?'. Mi ha detto: 'Il 35 per cento'. Significa che il 65 per cento si perde. È la corruzione: un pezzo per me, un altro pezzo per me".