Milano, 2 mag. (AdnKronos) - Non voleva fare male agli italiani, solo aiutare la popolazione in Siria. Si è difeso così Abderrahim Moutharrik il pugile arrestato con la moglie per terrorismo internazionale, interrogato oggi a San Vittore dagli inquirenti e dal gup di Milano. "Vedendo le immagini dei bambini sotto le bombe, volevo andare in Siria ad aiutare la popolazione civile e non arruolarmi nell'esercito dell'Isis". Lo riferisce al termine dell'interrogatorio il difensore, Francesco Pesce. Il campione di boxing marocchino, davanti al gip Manuela Cannavale nel corso dell'interrogatorio, al quale hanno assistito anche i pm Enrico Pavone e Francesco Cajani, ha precisato di non aver mai avuto intenzione "di arruolarsi con l'esercito dell'Isis né di colpire l'Italia dove ha vissuto negli ultimi 16 anni e è ben integrato". E lo stesso, ha riferito l'avvocato Pesce, ha detto anche la moglie, anche lei sentita dai magistrati per circa mezz'ora. Al telefono "ho detto solo fanfaronate generiche. Discorsi esagerati, iperbolici. Non avevo intenzione di fare nulla di male", si è difeso davanti ai pm e al gup di Milano un altro arrestato Abderrahame Khachia. Al telefono l'uomo, come gli altri, aveva parlato di attentati ma ora nega tutto bollando le sue frasi come "fanfaronate generiche". È quanto ha riferito al termine dell'interrogatorio il suo difensore, l'avvocato Luca Bauccio. Khachia Abderrahmane, dice il suo legale, "è un ragazzo normale, estraneo al mondo dell'Isis e del terrorismo. Bisogna stare attenti a non processare fanfaronate al telefono. Agiamo in un contesto sociale che rende colpevoli i sospetti".